IMG-20150305-WA0001ESCLUSIVA

Seconda parte

Futuro Molise continua la pubblicazione delle interviste all’ex boss dei casalesi Carmine Schiavone, incontrato poco tempo prima della sua morte, su cui sta indagando la magistratura. Vi avevamo lasciati con il consorzio Eurocem,  la società descritta nelle centinaia di pagine di verbali dichiarati da Schiavone su cui vige ancora il segreto apposto dallo Stato.

La società consorziata dell’Eurocem aveva il monopolio dei grossi appalti nel sud Italia,  nel nord si erano ben piazzati nel grosso delle costruzioni regolando anche qui il mondo proficuo dell’edilizia.

Il consorzio impegnato nei grossi appalti compra cemento sfuso dall’est, quella polvere grigiastra che sembra uno sputo tanto che al minimo soffio di un alito inquisitorio si sgretola come castelli di sabbia in mezzo al mare.

E con quel cemento scadente dell’est, il clan, che gestiva l’Eurocem, ha realizzato le mega opere, dalla realizzazione di alcuni lotti dell’autostrada del sole ai regi lagni in Campania.

Il cemento arrivava nei porti italiani di Salerno, Napoli, Gaeta su grossi carghi che trasportavano all’occorrenza anche 500 containers.

Le navi erano di proprietà di potenti armatori greci collusi con la malavita organizzata.Il viaggio di ritorno verso est viaggiava a pieno carico.

Schiavone ci racconta cosi cosa succedeva. “I viaggi di ritorno venivano di volta in volta prenotati da facciendieri e pericolosi criminali. I containers avevano grosse diciture che richiamavano marche di attrezzature agricole, berretta, protoberetta, ma in realtà al loro interno c’erano le armi che raggiungevano l’Oriente e l’Africa.” Verso quei territori, insomna, che prima sono stati armati dalla civiltà occidentale e oggi sono terre di missioni di pace per disarmarli.

Per Schiavone due erano i nomi forti intorno ai quali era concentrato il traffico illecito delle armi. L’ingegnere di Busto Arstizio, G. C. e L.G.  A intrattenere rapporti commerciali c’era una società fantasma mai trovata. Unici elementi di prova della sua esistenza le grosse movimentazioni di denaro che la società occulta introitava. Dopo un numero cospicuo di viaggi utilizzando i nomi degli attrezzi agricoli, l’organizzazione criminale dei casalesi provvedeva a sostituirle con le diciture delle derrate alimentari. Ovviamente la connivenza del clan era evidente anche nel traffico di armi. Il clan gestiva i centri Aima per cui riuscivano bene a camuffare i containers. Il clan aveva in cambio grossi favori, nell’importazione di cemento sfuso. Non pagavano lo scarico ai porti, non subivano controlli alle frontiere estere e le tangenti nei porti erano pressoché nulle.

Quando poi il clan cominció a fiutare il business dei rifiuti pericolosi come un enorme giro d’affari i carghi subirono un restyling.

Le grosse navi negli anni 80 trasportavano rifiuti tossici, scorie radioattive, nucleari, fusti di piombo che sparivano sotto gli occhi di popolazioni che mai avrebbero immaginato cosa stava accadendo nei loro mari e nei loro territori.

Le navi della morte erano navi a perdere, venivano affondate prima di attraccare nei porti di destinazione.

Lo racconta Schiavone e lo conferma un dossier di Legambiente. Un centinaio sono le navi inabbissate perché il trasporto verso l’Africa, verso quei territori poveri costava troppo, era più facile e meno costoso affondare le navi con tutto l’equipaggio e il carico.

A casa dell’ingegnere lombardo sono state ritrovate le mappe di affondamento delle navi. Le navi peró venivano inabbissate in posti diversi dalle mappe per evitare ovviamente che qualcuno potesse ritrovarle e riportare a galla verità percolose.

Qualcosa andó storto e costó la vita anche al comandante di corvetta di Grazia.

Nel porto di Salerno 4 grossi containers carichi di torio 234 galleggiavano nel porto salernitano. Poco distante a largo delle coste di Capri l’ultimo grosso container nuotava nel bellissimo mare dell’isola.

La procura di Reggio Calabria incarica il capitano di Grezia a seguire le tracce delle navi affondate. Le indagini lo portano in Liguria. Avrebbe dovuto raggiungere il porto di la Spezia, ma fu trovato morto sull’autostrada.

Quando il silenzio non si può comprare, la criminalità ti ammazza senza troppa difficoltà. Ultima vittima del sistema camorristico morto in un pseudo incidente stradale, il pm della Terra dei fuochi, Federico Bisceglia.

Carla Ferrante

 

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