di Pietro Tonti

Dopo nove lunghi anni il Molise ritorna alla Bit di Milano.

Era stata abbandonata dal governo Iorio in seguito ad una considerazione più che veritiera: “Andare alla Borsa del Turismo Internazionale con caciocavalli e soppressate senza un pacchetto turistico e in assenza di filiera erano sono soldi stracciati della collettività”.

Bene, dopo nove anni è cambiato qualcosa per investire sulla Bit di Milano? Si, il turismo è sparito.

E allora cosa sta avvenendo? Semplicemente, continua l’incongruenza amministrativa del governo regionale.

Così su due piedi e narrata dall’entusiasmante comunicato stampa del presidente Frattura, parrebbe che il Molise finalmente sia diventata una regione turistica. Frattura afferma:

“Il racconto del Molise nel mondo continua. Torniamo alla Bit con un’idea forte, intensa, bella. La stessa messa a punto con successo all’Expo di Milano: il Molise, fuori dai luoghi comuni narrato con i quattro elementi di base: acqua aria terra e fuoco, la nostra bellezza. Proseguiamo nel viaggio di conoscenza e promozione della nostra terra, anche di crescita economica. Ad aprile a Milano, con noi e con l’Azienda autonoma di soggiorno e turismo di Termoli e il Distretto turistico Molise orientale, la partecipazione di tanti nostri Comuni e dei privati che intendono valorizzare l’opportunità imprenditoriale rafforzata da questo connubio pubblico-privato”. Così commenta il governatore Frattura sulla sua pagina Facebook.”

Ma le cose sono ben lontane dalla realtà, di quale turismo dovremmo andare fieri a Milano, finalizzato alla promozione: de che?

Di pacchetti turistici quasi inesistenti e, se ci sono, totalmente scollegati tra loro in assenza di una filiera del turismo? Di un’università che sforna laureati in Scienze Turistiche con un diploma nemmeno riconosciuto quale laurea?

Poi le infrastrutture molisane da terzo mondo: strade al collasso; ferrovia e treni sempre bloccati e in ritardo atavico.

Vogliamo fare turismo e promuovere il Molise alla Bit di Milano, con gli alberghi in cui vi sono più gente di colore che in Corno d’Africa?

 Da Venafro a Campomarino, quasi 3500 ospiti di colore, hanno invaso la regione con il beneplacito di prefetture e sindaci impotenti. Albergatori più negrieri per costrizione, che votati all’ospitalità turistica, totalmente assente.

Costretti a pagare tasse sempre più elevate, con costi di gestione esasperati dalle normative sempre più restrittive e in assenza di veri turisti, senza incassare, gli albergatori negli anni – in assenza di politiche specifiche –  sono stati condotti sull’orlo del fallimento, salvati in extremis dalla manna profughi.

Il paradosso dell’idea del Molise alla Bit e la realtà molisana del turismo suscitano ilarità.

Come si può porre il Parco Regionale dell’Olivo di Venafro nella condizione di chiudere i battenti, con il museo Winter Line sotto sfratto esecutivo, e allegramente promuovere la spedizione alla Bit di Milano?

Siamo alla follia amministrativa pura, ma non c’è mai limite al peggio e ai proclami i molisani sono abituati, specchio di una politica turistica senza portafoglio e senza competenze specifiche, si viaggia a tentoni.

L’affermazione presidenziale di porre in un unico calderone Aziende autonome – le poche turistiche – comuni e privati, senza un disegno univoco, senza una filiera, distante anni luce da quello che le altre regioni realmente turistiche come l’Emilia Romagna promuovono da anni, la dice lunga sull’idea che si ha dell’ospitalità nel Molise.

Mentre tutto muore in questa regione, si spendono milioni per promuovere l’impossibile e si permette al poco che resta di soccombere.

Le uniche località turistiche montane Campitello Matese e Capracotta con fondi improbabili e tagli reali, con il futuro sempre più incerto.

Mentre la legge finanziaria molisana 2017 cancella la disposizione che affidava a Funivie Molise la gestione degli impianti di Monte Capraro, si va verso Milano a promuovere il turismo.

La somma di milioni di euro del 2015 all’Expo che si aggiungono ai prossimi della Bit, con quali ritorni?

 Probabilmente solo nei comunicati stampa autoreferenziali di un Molise che non esiste.

 Acqua aria terra e fuoco come slogan? Si, per i molisani la reale traduzione di questo slogan si legge in questo modo:

“ le devastazioni dell’acqua che ad ogni pioggia miete centinaia di milioni di euro di danni per le esondazioni di fiumi e frane sulle arterie principali;

nell’aria oramai contaminata da aziende inquinanti e da pale eoliche che ne sfruttano le peculiarità;

una terra avara, spopolata e desertificata in cui è impossibile sopravvivere;

il fuoco degli incendi quotidiani in cui questa regione sprofonda ad ogni bella stagione per mano di stolti.”

E’ questa la regione del turismo, dell’ospitalità profuga in cui sarebbe più opportuno, grazie alla vision futuribile, anziché proporsi alla Bit di Milano, converrebbe spendere quel che rimane alla BAT (Borsa Africana del Turismo) di Yamoussoukro (Costa D’Avorio), per una regione sempre più black e africana.

 

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