Iniziato lo scorso luglio, si conclude idealmente col Consiglio Europeo del 19 e 20 dicembre la presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea, altrimenti detta il “semestre italiano”.
E finisce nel peggiore dei modi, cioè con un “monitoraggio stretto” a partire da gennaio di Bruxelles sulle riforme e soprattutto con la minaccia del blocco dei fondi strutturali. Le avvisaglie di una bocciatura a dire il vero c’erano tutte: proprio ieri, giovedì 11 dicembre, Jean-Claude Juncker aveva minacciato: “Se c’è qualcuno che non può lamentarsi è proprio l’Italia. Sento molte più lamentele per la comprensione mostrata”. Una spiacevole minaccia che proprio il presidente della Commissione Europea qualche giorno prima aveva bissato, millantando “spiacevoli conseguenze” in mancanza di riforme.
La Troika – Così il destino dell’Italia è segnato. E il destino ci riserva la cosiddetta “Troika”, ossia il triumvirato composto da Commissione, Banca Centrale Europea (Bce) e Fondo monetario internazionale (Fmi), che stringerà la lente in particolar modo sull’Italia per verificare che il governa traduca in pratica quanto promesso fin’ora. Un commissariamento di fatto, dunque, agli ordini dei falchi del rigore agli ordini di Angela Merkel. Al vaglio della Troika ci saranno i conti pubblici, innanzitutto, ma non solo: il debito pubblico, che resta il problema principale, e poi la produttività che invece è strutturalmente bassa. Una serie di problemi da risolvere, e a farlo ci penseranno loro. Come? Con altre tasse ed altra austerity.
Le conseguenze – Il governo dell’uomo di Rignano sull’Arno, stretto nella morsa della Troika, potrebbe essere costretto a mettere il turbo ad alcune misure, come ad esempio il decreto lavoro: il Jobs act dovrà in questo senso mettere da parte ogni obiezione sindacalista e minoritaria. Non solo, a vederla dal peggiore dei punti di vista, potremmo finire commissariati come i paesi passati per la cura europea, quella vera, quella devastante, come la già citata Grecia. Le conseguenze di ciò, neanche a dirlo, sarebbero disastrose in quanto si potrebbe arrivare al temutissimo blocco dei fondi europei. Danni economici che si tradurrebbero in danni politici, a cui Matteo Renzi guarda con terrore: quello di un rottamatore “malato di annuncite” accusato di non aver rottamato il vecchio Paese.
Fonte (Liberoquotidiano.it)