In merito alla ormai nota questione del Progetto Mef, che ha portato nuovamente il Molise alle luci della ribalta nazionale, interviene il consigliere regionale IdV, Carmelo Parpiglia.

“Vogliamo vederci chiaro. Verificheremo ogni passaggio di questa complicata vicenda  al fine di accertare quali siano ( e di chi) le responsabilità  promuovendo, al contempo, azioni a livello regionale e nazionale attraverso i nostri rappresentanti in parlamento”.

“Restiamo basiti  – dichiara il consigliere IdV – di fronte all’atteggiamento mostrato dai protagonisti principali di questa imbarazzante faccenda, Regione Molise in primis.

La  querelle che va avanti da diverse settimane ha messo in luce, ancora una volta, un modus operandi del governo Iorio basato su una gravissima approssimazione  nella gestione delle problematiche del sistema sanitario ed economico regionale.

Ecco perché  – continua – ci tocca assistere, ora,  al solito scaricabarile tra le parti: Federfarma da un lato e  la Regione Molise dall’altro. La prima mostra una particolare aggressività nei confronti di chiunque chieda spiegazioni in merito alla loro posizione; la seconda “fa spallucce” e cerca di tirarsi fuori da ogni responsabilità.

In questo caos generale,  c’è una sola certezza: un progetto costato alla  Regione Molise 4milioni e mezzo di euro, rimasto fermo a metà dell’opera.

Nato dall’esigenza di contenere e ridimensionare la spesa sanitaria, il Mef è finito per diventare un’altra fonte di spesa ( anzi di sperpero) di denaro pubblico.

Come da protocollo d’intesa con il Ministero dell’economia e delle Finanze – spiega Parpiglia –  le spese dovevano essere a carico della Regione Molise e, una volta evidenziato il risparmio che il sistema Mef avrebbe prodotto, il Ministero si sarebbe attivato, nel più breve tempo possibile, per definire le procedure amministrative e/o legislative  affinchè una parte del risparmio generato potesse rimanere alla Regione. Questo avrebbe garantito il rientro dell’investimento fatto , ma anche, la possibilità di utilizzare le disponibilità ottenute da risparmi di spesa per investimenti nel campo sanitario o, magari, per coprire, almeno in parte, il disavanzo.

È evidente che, nonostante i soldi spesi, anche questa volta, qualcosa non ha funzionato….”

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