di Redazione

La questione degli ex operai del Consorzio di Bonifica lasciati a casa nonostante l’esperienza ventennale e addirittura trentennale di qualcuno di essi, tiene ancora banco sulla cronaca locale. Chi è stato letteralmente cacciato dal proprio posto di lavoro, oggi non si spiega né accetta le ragioni che hanno spinto l’Ente consortile venafrano, a prendere una simile decisione. Se davvero la causa fosse quella addotta, a dire di loro, dell’impossibilità, cioè,  di pagare gli stipendi a causa delle inadempienze finanziarie della Regione verso lo stesso Consorzio di circa ottantamila Euro, non si spiegherebbe perché sono stati sostituiti da altri operai. Infatti, come già detto in un precedente articolo sulla questione, il Consorzio ha deciso di lasciare a casa cinque operai avventizi, padri di famiglia che hanno dato sempre la loro disponibilità senza tirarsi indietro mai, per assumere tre nuovi operai, sempre avventizi, i quali, però, a detta dei lavoratori estromessi, non hanno gli stessi requisiti professionali, né l’esperienza necessaria, visto che tra essi ci sono due giovani inesperti e non oberati da un carico familiare. Effettivamente, se la ragione è insita nell’impossibilità di mantenere in organico il personale necessario a svolgere il servizio di manutenzione a causa del mancato finanziamento regionale, non si capisce perché sostituirlo con altro a cui devi comunque pagare lo stipendio. La rabbia di chi è stato lasciato a casa nasce proprio da questa situazione che definiscono paradossale: “noi abbiamo sempre profuso impegno e l’esperienza per questo Ente, svolgendo lavori a volte anche con livelli minimi di sicurezza; nonostante la piena disponibilità nel corso degli anni a lavorare notte e giorno, sabato e domenica, giorni festivi e prefestivi; nonostante tutto, questo Consorzio ha deciso di lasciarci a casa”. Paventano il dubbio della legalità, ma soprattutto della moralità di queste assunzioni. Viene da chiedersi se è vero, come dicono questi lavoratori e padri di famiglia, il perché la Regione non abbia versato al Consorzio quanto dovuto, se detti finanziamenti servivano per pagare gli stipendi ai lavoratori. Non è mancanza di buona fede, ma allora la causa del licenziamento deve essere addebitata proprio dalla Regione Molise? Francamente la scusa sembra non reggere! Anche perché delle due, l’una: se si deve credere al Consorzio vanno chieste spiegazioni alla Regione Molise di questo mancato finanziamento. Forse è meglio che da parte di tutte le istituzioni locali, oltre a fornire spiegazioni, si ponga rimedio a questo scaricabarile, per risolvere una situazione ingiusta e al limite del paradossale.

 

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