Indagata la Giunta regionale

La Procura della Repubblica di Campobasso ha notificato l’avviso di garanzia del procedimento penale numero 170/22 per abuso d’ufficio al presidente della Regione Molise Donato Toma, tutta la Giunta regionale con Nicola Cavaliere, Vincenzo Cotugno, Mena Calenda, Quintino Pallante Vincenzo Niro. Inoltre è stato raggiunto da avviso di garanzia anche l’ex assessore Michele Marone nonché l’ex consigliere regionale Nico Romagnuolo. Gli assessori per il momento sono rappresentati dall’avvocato d’ufficio Carmine Verde. La vicenda riguarda la nomina dell’ex consigliere Nicola Eugenio Romagnuolo a commissario del Consorzio industriale di Campobasso – Bojano.

La nomina è avvenuta a settembre 2020, cinque mesi dopo l’eliminazione dei consiglieri surroga. E Nico Romagnuolo, tra i quattro cacciati dal Consiglio regionale, è l’unico a non aver fatto ricorso. Che si sia trattato di un premio dato dal governo Toma all’uomo fedele, è critica politica sulla bocca di ogni molisano.

Che l’incarico da 15mila euro per 6 mesi, di importo anche superiore rispetto all’indennità da 11mila euro che il politico di Casacalenda prendeva come inquilino di Palazzo D’Aimmo, vada al di là di ciò che permette la legge sulla incompatibilità degli incarichi, è altrettanto opinione diffusa da parte di chi mastica le leggi della politica. Leggi che però si interpretano a seconda della convenienza politica. Tanto che, a sentire Donato Toma, è tutto in regola. Non è sembrato però tutto in regola per l’Anac che ha già sanzionato l’operato del governo regionale a giugno 2021.
Secondo il d.lgs. 39 del 2013, infatti, sussiste l’ipotesi di inconferibilità dell’incarico di commissario straordinario di un ente pubblico di livello regionale per chi, nei due anni precedenti, sia stato componente della Giunta o del Consiglio regionale che conferisce l’incarico. Il conto è presto fatto: tra aprile e settembre del 2020 sono trascorsi 5 mesi, non 24. Il cosiddetto periodo di ‘raffreddamento’ di due anni è stato voluto dal legislatore nazionale per prevenire situazioni anche potenzialmente portatrici di conflitti di interesse e, in generale, ogni situazione contrastante con il principio di trasparenza ed imparzialità previsto dall’art. 97 della Costituzione.

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