Della vertenza Unilever di Pozzilli si occupa anche “Il Sole 24 ore”, con un interessante articolo pubblicato oggi, mercoledì 5 febbraio, a firma di Vera Viola (vice caposervizio), che riportiamo integralmente.

La vertenza Unilever di Pozzilli, in provincia di Isernia, sbarca a Roma. Ieri l’azienda è stata ascoltata al ministero dello Sviluppo Economico. Intanto, continua lo sciopero dei 250 dipendenti iniziato il 22 gennaio e che si protrarrà fino a domani, quando anche i sindacati saranno ascoltati al Mise.

Negli ultimi giorni tra Isernia e Roma incontri a raffica poichè si teme per lo stabilimento in cui la multinazionale prioduce detersivo liquido con i marchi “Coccolino” e “Svelto”. Prima in Regione Molise, con rappresentanti di Unilever Italia ed Europa. L’azienda, ha fatto presente che sin dal 2018 è iniziato un «processo di revisione del network europeo», si legge in un documento condiviso con istituzioni e sindacati. E ha precisato, nello stesso testo, che «nessuna decisione è stata assunta su Pozzilli».

Poi ieri al Mise. «Abbiamo discusso sia delle proposte per salvaguardare i lavoratori, sia degli strumenti di supporto necessari a rendere strategici i quattro siti produttivi presenti in Italia – ha detto la sottosegretaria dello Sviluppo Economico Alessandra Todde – abbiamo discusso delle varie tematiche relative al sito industriale di Pozzilli, in Molise, e alle altre unità produttive della multinazionale presente in Italia. L’obiettivo, sia da parte del Mise che da parte dell’azienda, è mettere in campo tutti gli strumenti necessari per salvaguardare l’occupazione e per rendere Unilever Italia strategica nel panorama europeo».

L’incontro è terminato con l’impegno da parte della sottosegretaria a riconvocare le parti in tempi brevi, in modo da strutturare concretamente un percorso condiviso con tutti gli attori al tavolo.

Si cerca di ritornare nel solco delle buone relazioni industriali che hanno contrassegnato in passato i rapporti della multinazionale con i sindacati molisani, almeno fino alla firma dell’ultimo accordo, ad agosto scorso, che aveva previsto la elargizione di incentivi all’esodo.

Le proteste dei lavoratori

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A scatenare le proteste dei lavoratori era stato a gennaio, a quanto pare, il trasferimento di alcune produzioni marginali in stabilimenti del gruppo fuori dall’Italia. Trasferimenti, a quanto sembra, non comunicati al sindacato. In realtà lo stesso sindacato conferma che i volumi prodotti a Pozzilli nel complesso non sono stati ridotti.

L’azienda nelle ultime riunioni ha anche annunciato l’avvio di un progetto pilota a Pozzilli, con un investimento di 200mila euro da realizzare nel 2020, per up-skilling e re-skilling dei lavoratori in chiave di industria 4.0. Infine, è stato previsto l’avvio di un tavolo permanente con l’obiettivo di salvaguardare i livelli occupazionali e il mantenimento del sito sul territorio anche attraverso il ricorso a prepensionamenti, supporto delle istituzioni per migliorare l’attrattività del territorio e «valutazione di ulteriori opportunità di sviluppo industriale».

Il sindacato al momento ha assunto posizioni diverse: tutte le sigle hanno accolto favorevolemente la comunicazione aziendale, ma di fatto lo sciopero continua per la resistenza prevalentemente di Cisal e Filcam Cgil.

Dietro una vertenza ancora non ben definita, insomma, emergono sicuramente elementi che giustificano le preoccupazione manifestate dai dipendenti. La multinazionale infatti pur rassicurando i lavoratori per l’immediato, non fa mistero che un processo di revisione è in corso a livello europeo. Perchè la fabbrica resista chiede maggiore produttività ai lavoratori e attrattività territoriale alle istituzioni.

Nell’immediato auspica «la ripresa delle normali attività produttive». «Siamo in un territorio ferito dalle crisi industriali – spiega Gianni Notaro, segretario generale aggiunto della Cisl Abruzzo e Molise – le preoccupazioni sono legittime dopo che le multinazionali hanno più volte chiuso le fabbriche. Ma adesso è tempo di sedersi al tavolo e discutere».

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