di Kentucky Fried Chicken

Chi non è ligure probabilmente non sa chi sia, ma secondo l’antica e famosa filastrocca genovese, la Bella di Torriglia, al secolo Rosa Garavetta, fu colei che “tutti la vogliono e nessuno se la piglia”. La locuzione è divenuta un modo comune per indicare qualcosa di molto ambito solo in apparenza.

Così come per la bella Rosa, oggi la “Bella di Isernia” è Fratelli d’Italia: tutti invocano l’apparentamento ufficiale tra il partito di Giorgia Meloni e la coalizione di Gabriele Melogli, però nessuno fa nulla affinché ciò accada.

Se è vero che la spaccatura all’interno del centrodestra Pentro ha impedito una comoda vittoria al primo turno all’avvocato Melogli, il mancato apparentamento ufficiale sarebbe una disfatta per tutti.

Il primo a perdere sarebbe proprio Gabriele Melogli, che già conosce il sapore acre della sconfitta al secondo turno, proprio per mano di Fratelli d’Italia; parimenti la sconfitta sarebbe imputabile all’intero governo regionale che si è speso anima e corpo già al primo turno seppur vanamente visto il mancato raggiungimento della soglia del 50% per le liste in coalizione, nonché la prima pesante bocciatura di Gabriele Melogli che è riuscito nell’impresa di perdere punti nei confronti della sua coalizione, dimostrandosi incapace di arginare l’ascesa di Piero Castrataro.

Eppure sarebbe stato semplice evitare il ballottaggio e affermarsi con percentuali bulgare in un territorio da sempre vicino al centrodestra, ma l’orgoglio di Donato Toma, Annaelasa Tartaglione, Quintino Pallante e Roberto Di Baggio, hanno fatto sì che Fratelli d’Italia venisse isolata ed esclusa da ogni ragionamento politico, calpestando gli accordi assunti da tempo, con la convinzione che loro non avevano bisogno del partito di Filoteo Di Sandro per vincere. Ed è qui che si è persa la prima battaglia, perché proprio il partito di Giorgia Meloni, ha dimostrato una tenacia senza pari e seppur vedendo venir meno alcuni dei sui iscritti, che in nome di una presunta facile vittoria si sono accasati legittimante sotto altri simboli (Domenico Chiacchiari, Giovancarmine Mancini, Sonia De Toma), è riuscito a salvare la dignità del partito portando il candidato sindaco Cosmo Tedesco a superare ampiamente il 15% e affermandosi all’8,39% come partito. Numeri che, con il senno di poi, e forse con qualche riflessione più lungimirante prima, avrebbero portato ad una vittoria roboante al primo turno.

Si sbaglia, e dagli errori si impara, o almeno si dovrebbe imparare, perché il giorno dopo la disfatta delle urne, in città si è sparsa la voce di un certo apparentamento ufficiale tra Melogli e Fratelli d’Italia: Toma lo vuole, Tartaglione lo vuole, Pallante e Di Baggio altrettanto, con Di Sandro che attende di essere contattato per dialogare sulle nuove opportunità che si prospetterebbero qualora l’accordo andasse in porto. Ma il telefono di Di Sandro resta muto, nessuno lo contatta, preferiscono chiamare Iorio che però non ha alcun potere decisionale in Fratelli d’Italia non essendone il coordinatore.

Il tempo passa inesorabilmente e potrebbe definire un’altra occasione persa da parte di tutto il centrodestra. C’è tempo fino a domenica e se il telefono di Di Sandro non squillerà, la sconfitta di Melogli sarà pressoché scontata e imputabile sempre agli stessi attori.

Il sostegno di Fratelli d’Italia tutti lo vogliono ma qualcuno se lo piglia?

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