di Nino Di Iorio

Questa scritta è a Civitacampomarano, in provincia di Campobasso, dove mi sono recato per visitare il magnifico e ben curato castello angioino (complimenti all’amministrazione comunale). Mi ha fatto pensare. Ho riflettuto e ricordato che inizialmente la frase “Il Molise non esiste” è stata utilizzata in senso denigratorio e, come molisano doc, mi sono sentito offeso da chi per primo ha pensato di scimmiottare il più famoso e ben conosciuto meme “lo Wyoming non esiste”. Comunque “grazie”, perché questo slogan, a partire dal 2020, per molti è stato il motivo che li ha indotti visitare il Molise, restandone positivamente sorpresi.
Il Molise esiste, eccome! E giustamente resiste! È certamente una regione piccola, montagnosa (ma ha anche il mare), scarsa di abitanti (ma non per questo poco significante). È la culla dei Sanniti, i fieri nemici di Roma che tolsero il sonno a Silla. Ha storia, cultura, prodotti enogastronomici di eccellenza, invidiabile cucina contadina, artigianato pregevole, paesaggi di straordinaria bellezza, cascate, castelli, personaggi famosi. Il Molise esiste, perbacco! Esiste, resiste ed io aggiungo “insiste”, perché insistere è necessario. Ma è importante che a conoscere il territorio e le sue ricchezze siano innanzi tutto i molisani stessi per esserne divulgatori, comunicatori, messaggeri, banditori. In quest’ottica, fermamente convinto, è da tempo che vado in cerca di nuove conoscenze e scoperte che possano poi fare di me un veicolo pubblicitario. Posso affermare di riuscire bene in questo ruolo e di essere soddisfatto di aver suscitato in tanti amici non molisani la curiosità di venire… oggi tornano spesso. Nel mio tour della settimana scorsa ho incluso Poggio Sannita (Is), perché avevo sentito dire dei “babaci” (che poi ho saputo essere il termine dialettale utilizzato per indicare i “pupazzi”). Ma, prima di partire, ho voluto sapere altro e ho visitato il sito del Comune, dove ho letto dei personaggi locali di indiscussa e chiara fama (tra i quali il mio indimenticato maestro di diritto e procedura e penale presso l’Università di Napoli, Prof. Avv. Giovanni Angelo Iacovone). Ho saputo così di Cosmo Maria De Horatiis, padre dell’omeopatia, illustre chirurgo della prima metà dell’Ottocento, medico personale di Francesco I° di Borbone (che fu Re delle Due Sicilie), direttore della clinica chirurgica della regia Università di Napoli, tra i primi a praticare la litotripsia, autore di prestigiosi saggi scientifici (tanto per sintesi: la sua intera biografia è su Internet). Giunto in paese, passeggiando e curiosando, mi sono imbattuto in una lapide che indicava essere stata quella proprio l’abitazione dell’illustre scienziato: sono entrato e sono stato accolto dall’attuale proprietario, avv. Domenico Iacovone. È stata la prima sorpresa, perché aspettavo di trovare una casa abbandonata all’incuria del tempo, chiusa, ovviamente disabitata… Ho scoperto invece una dimora seducente, dove il fascino dell’antico sposa la cultura, un luogo che trasporta, dove il particolare si sovrappone alla curiosità, una pregevole e attraente biblioteca di volumi e documenti rari e preziosi, dove l’emozione si mischia con l’ammirazione e con l’odore tipico della carta invecchiata, dovuto alla cellulosa ed alla lignina alterate dal tempo… Nell’ipogeo del palazzo è conservato un maestoso frantoio oleario risalente al XIII secolo circa, scavato nella roccia, e nei vani adiacenti trovano spazio una raccolta minuziosa di attrezzi del passato, la mangiatoia e il basto dell’asino destinato ad azionare la pesante molazza di circa 1700 chilogrammi, oltre tutto quanto potesse occorrere alla bisogna. Da una vecchia grattugia emana ancora il profumo del cacio catturato dal legno, da un orcio di terracotta si diffonde la fragranza della “mamma” dell’aceto, vecchia di oltre cento anni, intensa ma delicata, che si lascia annusare per risvegliare la mente riportandola al tempo della cantina della nonna…
Gradevolissima, partecipata, ricca di curiosità, impreziosita da dettagli, la visita è stata guidata dal proprietario, coinvolgente e poliedrico, passionale e puntuale, paziente e non frettoloso: un personaggio di levatura, la cui cultura travalica l’ambito della giurisprudenza e si sposta anche in quello delle conoscenze orticole, delle confetture, dell’olio ed altro, tradotte sul piano pratico in prodotti biologici a disposizione del visitatore. Ho dimenticato i “babaci” (ai quali chiedo scusa e prometto una visita), ma ho scoperto una dimora storica che mi ha rapito per essere unica, un tesoro e un vanto del Molise, un gioiello di quel Molise che esiste e resiste e… insiste, ma che ha bisogno di spinta, di propaganda, di promozione, di politica… ma non voglio avventurarmi in questo terreno insidioso, perché lo spopolamento, la mancanza del lavoro, l’agonia dell’economia, il depauperamento complessivo sono temi interconnessi che la politica non è riuscita o non ha saputo governare e dei quali ne ha la responsabilità. Occorre, quindi, superare la politica, e cercare  la cooperazione, la condivisione, a cominciare dai padroni del territorio, cioè dai paesani dimoranti nei nostri singoli borghi, superando invidia, rancore, diffidenza; occorre un’opera di convinzione da parte degli amministratori comunali in progetti di speranza (ho detto “amministratori” e non “politici”); occorre partire da quello che si ha, valorizzare le risorse disponibili per poi migliorare, creare un treno d’interessi, una rete di scambio; occorre “prelevare” il visitatore, attrarlo alle specifiche del territorio, offrirgli disponibilità, cortesia, servizi, riconoscere la dovuta importanza alla sua presenza… così da indurlo a ritornare e a renderlo portavoce verso terzi; occorre “aprirsi” al sorriso, rinunziare all’arroccamento, comprendere e calarsi nel concetto di Università, come una volta veniva chiamato il Comune. Di fronte all’assenza di tali presupposti c’è soltanto l’indifferenza, il deserto, la morte del territorio…, perché non saranno in molti a sopportare personalmente peso e spese per far fronte alla realizzazione di progetti validi e intelligenti, se non mossi da passione e motivi intimi, e l’avv. Iacovone ne è esempio non comune, grandemente apprezzabile.
Il Molise c’è! Forse è tempo di fare i Molisani, cancellando l’espressione di chi tempo fa ci definì “Mollisani”. I Sanniti fecero tremare i Romani, ma affascinarono i Borbone. Il valoroso popolo fu sottomesso e cancellato dalla storia a causa delle forti divisioni esistenti tra le sue tribù: Roma seppe sfruttare le loro rivalità interne. “L’unione fa la forza” non è una bestemmia né uno slogan, è una verità, una perla di antica saggezza: al contrario si può dire che “la divisione fa la debolezza”. Occorre risvegliare la fierezza per poter tremare noi stessi di emozioni, forti della nostra potenzialità, orgogliosi di avere almeno provato a fare, altrimenti sarà stato inutile esistere, resistere e insistere e intanto il Molise… sarà stato, come il Sannio fu! Ah, se i Sanniti avessero fatto gioco di squadra!

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