Se la violenza in genere e contro le donne in particolare è in aumento, vuol dire che c’è un problema. Questo problema si chiama mancanza di rispetto per le persone e in particolare per i soggetti vulnerabili

Il Tribunale di Isernia ha condannato a due anni di reclusione l’hater di Venafro, colpevole di aver hackerato il sito Primonumero.it e di aver diffamato, attraverso una serie di profili falsi sui social, il direttore di Telemolise Manuela Petescia e altre giornaliste del quotidiano online. La sentenza, emessa in primo grado, ha suscitato dibattito sulla crescente violenza online contro i professionisti dell’informazione.

In merito a questo caso, è intervenuta la consigliera di parità regionale, l’avvocata Giuseppina Cennamo, che ha inviato una nota di solidarietà alle giornaliste colpite e a tutti coloro che svolgono con dedizione il proprio lavoro giornalistico. “Stiamo vivendo un brutto momento storico costellato da forme di violenza ormai entrate a far parte del nostro vivere quotidiano. Non basta più l’indignazione; non basta più parlarne solo; non basta più fingere di impegnarsi per arginare il fenomeno. Se la violenza in genere e contro le donne in particolare è in aumento, vuol dire che c’è un problema. Questo problema si chiama mancanza di rispetto per le persone e in particolare per i soggetti vulnerabili“, ha dichiarato l’avvocata Cennamo.

L’episodio che ha visto coinvolte la direttrice di Telemolise e la direttrice di Primonumero, Monica Vignale, non è solo un attacco personale, ma rappresenta una minaccia alla libertà delle donne che lavorano, in particolare nel settore dell’informazione, che è una delle espressioni più alte della democrazia. “La mia solidarietà va alle giornaliste vittime della violenza e a tutti i giornalisti che svolgono con impegno il loro lavoro pur tra mille difficoltà,” ha concluso Cennamo.

La condanna dell’hater di Venafro segna un passo importante nella lotta contro la violenza online, ma sottolinea anche la necessità di un impegno maggiore da parte della società e delle istituzioni per proteggere i professionisti dell’informazione e garantire loro un ambiente di lavoro sicuro e rispettoso. La crescente ondata di violenza verbale e digitale richiede una risposta decisa e coordinata per difendere i valori della democrazia e della libertà di espressione.

redazione

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