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Tre giorni di riflettori accesi, il 13,14 e 15 luglio, sul Women 20 (W20), l’engagement group del G20 quest’anno a presidenza italiana e dedicato all’uguaglianza di genere. Il W20 nasce in seguito alla Dichiarazione di Brisbane in cui i paesi partecipanti, che rappresentano l’80% del Pil mondiale, si impegnano a ridurre del 25% il divario tra uomini e donne nella partecipazione al mercato del lavoro entro il 2025. Obiettivo che, se raggiunto, porterebbe 100 milioni di donne nel mercato del lavoro, di cui 2,7 milioni di italiane. Il W20 è stato creato al termine del vertice del G20 in Australia, dopo aver realizzato che le donne erano mal rappresentate. L’obiettivo era sostenere gli sforzi già compiuti nella comunità internazionale e produrre raccomandazioni, stabilire obiettivi misurabili e attuabili per influenzare i governi del G20. Infatti, durante W20 appena concluso. finalmente qualcosa di concreto è stato strutturato riguardo la Parità di genere, la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha auspicato il raggiungimento dell’uguaglianza di genere entro il 2030. Anche la Consigliera di Parità delle Province di Campobasso e Isernia Giuditta Lembo ha seguito il Women 20 e a riguardo afferma- “Si è discusso di lavoro e imprenditorialità femminile, sviluppo digitale, ma anche di divario salariale e tecnologico, di contrasto agli stereotipi di genere e di violenza sulle donne. Mi hanno colpito molto le parole della Presidente Ursula von der Leyen: “É triste sapere che al G20 io potrei essere l’unica donna, abbiamo bisogno delle migliori idee al livello politico per dare le giuste opportunità a tutte le donne e per raggiungere la parità entro il 2030, abbiamo bisogno dei pagamenti dei congedi parentali, di consolidare l’assistenza per l’infanzia e per gli anziani. Questi sono gli investimenti che dobbiamo fare per una ripresa solida e sostenibile. Con il contributo del W20 riusciremo a gettare la base per rappresentare gli uomini e le donne in maniera equa sia nel lavoro sia nella famiglia”. Parole chiare quelle della Presidente della Commissione europea – continua Giuditta Lembo – che fanno intravedere una luce all’orizzonte. Durante l’emergenza epidemiologica, come è noto le donne sono state il pilastro della lotta contro il Covid, il pilastro della cura, e si sono fin troppo sovraccaricate. Tuttavia, le conseguenze della Pandemia di Covid-19 non si sono manifestate in tutte le fasce della popolazione allo stesso modo. La storia si ripete e a pagare il prezzo più alto sono state ancora una volta proprio le donne, che subiscono quotidianamente un’ulteriore spinta alla loro marginalizzazione sia nell’economia, sia nella società. Il tasso di occupazione femminile in Italia, ad esempio, è uno dei più bassi d’Europa: già prima dello scoppio della pandemia si attestava intorno al 50% contro il 68% degli uomini. Un triste record tutto italiano confermato pure da una recente indagine condotta dall’Istat, secondo cui nel 2020 sono stati oltre 440.000 i posti di lavoro persi, di
cui circa 312.000 erano occupati da donne. Situazione che ha subito una forte accelerazione soprattutto verso la fine dell’anno quando, solo nel mese di dicembre, la percentuale di donne che aveva perso il lavoro ha toccato il 98% del totale. Ma ci sono molti altri aspetti da considerare: dal gap salariale alla bassissima rappresentanza femminile sia nel settore pubblico che privato, passando per le difficoltà nel raggiungimento del desiderato equilibrio tra vita professionale e privata. Sono numerosi, e rilevanti, i traguardi raggiunti negli ultimi anni, soprattutto a livello globale, ma è vero pure – afferma la Consigliera Lembo – che c’è ancora molto da fare, soprattutto per non disperdere gli sforzi compiuti finora. E’giusto pensare a soluzioni condivise per raggiungere obiettivi comuni e di farlo in un’ottica di partecipazione allargata. La pandemia di Covid-19 offre ai leader del G20 l’inaspettata opportunità di ripristinare le economie dei maggiori Paesi al mondo, pianificando una ripresa basata sull’inclusione e riconoscendo che proprio la piena ed equa partecipazione delle donne all’attività economica potrà renderla possibile. E’ora che i governi si diano una strategia

adeguata non parlando più di inclusione delle donne, perché le donne rappresentano oltre la metà della popolazione non sono una minoranza, un soggetto svantaggiato perchè sono già incluse, ma occorre parlare di loro empowerment, valorizzazione del loro talento e delle loro professionalità, rimettendo al centro la meritocrazia e garantire per loro: maggiore accesso al credito, maggiore potere decisionale e politico, maggiore lavoro di qualità, maggiori infrastrutture sociali, maggiore rispetto, meno violenza su donne e bambine e bambini e meno carichi familiari e di cura. La vita delle donne è caratterizzata da una grande mole di lavoro dedicato alla casa e alla cura dei figli, dei genitori, un impegno maggiore di quello degli uomini. Ovviamente ciò ha pesanti ripercussioni sull’occupazione e sulla salute delle donne. Promuovere l’empawerment femminile significa dare più potere alle donne ma non solo, significa essere messe in condizione di contare, di essere protagoniste, di governare. Le donne non vogliono elemosine. L’uguaglianza di genere deve essere messa al centro delle politiche di ogni Paese, è il punto focale della vera ripresa, economica e culturale, la diversity arricchisce le politiche. A tale proposito – prosegue Giuditta Lembo- alcuni dati canadesi evidenziano come, dopo interventi di cardiochirurgia, le donne hanno esiti peggiori
rispetto agli uomini poiché appena ritornano a casa riprendono le loro mansioni di cura, mentre gli uomini trovano chi si prende cura di loro. Gli stessi dati hanno evidenziato come il ruolo di care- giver altera anche la risposta ad alcuni vaccini, riducendola. Il basso livello sociale e di istruzione, essere disoccupati, svolgere il ruolo di care-giver ed essere donna influenzano l’accesso al sistema sanitario anche se universalistico come quello italiano. Ovviamente, ciò s’interconnette col luogo di residenza. Infatti, le donne che vivono al sud sono più povere e più disoccupate. La Consigliera Lembo conclude – condivido le parole di Linda Laura Sabbadini, Chair del W20, “la ripresa o sarà donna o non sarà sostenibile”.

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