Sottopongo all’attenzione del Governo la necessità di attivare un confronto nazionale sulla crisi del più importante polo tessile dell’Italia centromeridionale per individuare possibili soluzioni a tutela di un territorio fragile che stenta a trovare la giusta attenzione anche nelle circostanze più critiche per la propria tenuta sociale.

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In questi giorni, dopo alcuni anni di gestione commissariale del Ministero dello Sviluppo che hanno segnato in negativo una filiera che offriva lavoro a poco meno di 2 mila addetti in una provincia con meno di 90 mila abitanti, 266 dipendenti su 600 con un’anzianità media di 20 anni di lavoro hanno aderito alla mobilità volontaria per assenza di prospettive serie di rilancio industriale dell’ITTIERRE.

Probabilmente nelle prossime ore il numero è destinato a salire per via dell’entrata in vigore della Riforma Fornero che, a decorrere dal 1.01.2015, taglia di 12 mesi il periodo di tutela del reddito per l’indennità di mobilità. Per i restanti lavoratori la cassa integrazione straordinaria per procedura concorsuale andrà in scadenza il 2.04.2015 e, stante le difficoltà del nuovo soggetto imprenditoriale che è subentrato all’ITTIERRE, sussiste il dubbio che, salvo poche decine di addetti, per gli altri lavoratori si potrà provvedere, auspicabilmente, una proroga semestrale della cassa con la successiva collocazione in mobilità.

Considerato che altre centinaia di addetti diretti e dell’indotto tessile locale, precedentemente licenziati, hanno già terminato il periodo di tutela del reddito, ne consegue un quadro allarmante dal punto di vista economico e sociale con assenza di alternative credibili per un numero di lavoratori simile a quello delle Acciaierie di Piombino e superiore a quello delle Acciaierie di Terni. Le proposte di attivazione del FEG e del riconoscimento dell’Area di Crisi industriale complessa ai sensi dell’art. 27 della Legge n. 134/2012 avanzata dalla Regione Molise ufficialmente ad aprile 2014 e condivisa da tutto il Partenariato Economico, Industriale e Sociale Regionale con un’Intesa sul Lavoro del 7.08.2014, restano in attesa di istruttoria ministeriale e, al momento, registrano l’audizione presso la Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati in programma per il 27 novembre 2014.

Ciò che colpisce è la necessità da parte delle comunità locali, delle istituzioni regionali e delle forze sociali, di ricorrere a mobilitazioni aspre a livello nazionale per conquistarsi il diritto all’attenzione e alla possibilità di avere una sede ministeriale in cui trattare il futuro di mille famiglie collocate in una provincia in crisi che non è in grado di offrire percorsi concreti di ricollocazione professionale.

E’ ingiusto penalizzare i lavoratori dell’ITTIERRE con una gestione commissariale del Ministero dello Sviluppo che ha preso uno dei poli tessili più avanzati e innovativi d’Italia dove si produceva “Dolce e Gabbana”, “Ferrè” e marchi prestigiosi del Sistema Moda conosciuti ed esportati in tutto il mondo, per determinare nel giro di pochi anni la sostanziale chiusura della filiera con il licenziamento dei dipendenti diretti, il crollo dell’indotto, l’assenza di misure straordinarie di tutela del reddito e l’impossibilità di confrontarsi su un percorso di sviluppo alternativo del territorio. Quali strumenti deve utilizzare una comunità locale per affermare il proprio diritto al futuro?

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