di Giovanni Minicozzi

Sabato 10 luglio scadranno i termini per la manifestazione di interesse all’acquisto del l’80% della S.p.a. Gemelli Molise. Fino ad ora sono dieci le società interessate tra le quali è spuntata l’Humanitas di Milano, eccellenza nel campo della ricerca scientifica, costituita negli anni d’oro dalla potente organizzazione di Comunione e Liberazione.

Qui di seguito l’elenco completo degli aspiranti acquirenti, ovvero di coloro che ad oggi hanno chiesto di visionare gli atti per la  successiva valutazione e offerta di acquisto:

1-Università Pegaso (Fratelli Iervolino con l’aiuto del consulente prof. Francesco Fimmanò docente di diritto commerciale presso Unimol);

2 -Humanitas di Milano

3 – Fondo di Vito Gamberale

4 – Fondo di Petracca Stefano (San Stef.AR Molise

5 – Colasante (imprenditore abruzzese)

6 – Fondo che fa capo a Cattaneo e Montezemolo

7 – Neuromed

8 – De Benedetti

9 – Gruppo Angelucci

10 – Altro Fondo nazionale (non meglio identificato).

La domanda condita da polemiche che circola in questi giorni tra  cittadini e addetti ai lavori riguarda la possibilità di mettere sul mercato una struttura sanitaria realizzata per lo più con soldi pubblici. È proprio su questo aspetto che si è consumato il peccato originale, ovvero la trasformazione della Fondazione Giovanni Paolo II in Società per azioni avvenuta più di un anno addietro.

La visura camerale relativa alla spa Gemelli Molise attesta gli assetti societari con un capitale versato pari 4 milioni e 610 mila euro, socio unico al 100% la fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli, presidente del Cda Maurizio Guizzardi e Amministratrice delegata Celeste Condorelli. Dalla visura catastale invece si evince che la struttura ospedaliera è intestata alla ex Cattolica e dunque alla Spa che ne ha acquisito i beni.

Stessa sorte per il terreno dove venne costruita la struttura  di contrada Tapoino, terreno ceduto dal comune di Campobasso, su suggerimento dell’avvocato Vittorio RIZZI, con atto stipulato dal notaio Fiorita Puzone in data 17 Aprile 1993. All’epoca il consiglio comunale di Campobasso approvò una delibera per la cessione gratuita del terreno ma ciò non rispettava la normativa in vigore e dunque quel terreno venne ceduto ad un prezzo di favore che vi dirò appena avrò visionato l’atto di compra vendita.

Stando così i fatti la cessione della Spa Gemelli Molise, piaccia o no, è assolutamente legittima. Resto convinto però della necessità che la Regione debba subentrare nella gestione acquistando la struttura di contrada Tappino per una serie di considerazioni già pubblicate in un mio precedente articolo che vi risparmio. Peraltro per decisione dell’ex commissario Angelo Giustini la Gemelli Molise dopo il nuovo assetto societario  è stata accreditata solo in via provvisoria per non interrompere l’attività ma dopo oltre un anno l’organismo tecnicamente accreditante (OTA), competente per l’accredito delle strutture sanitarie, non ha assunto alcuna decisione definitiva  in senso positivo o negativo. Le motivazioni di tale atteggiamento restano misteriose.

Tutta la vicenda relativa alla cessione della Gemelli Molise spa è coperta dall’imbarazzante silenzio della Regione. Il presidente Toma ha addirittura dichiarato di non saperne nulla e che avrebbe chiesto lumi ai vertici romani del Policlinico Gemelli. Dai responsabili locali di contrada Tappino invece  è trapelata la notizia di un Toma perfettamente informato. Non solo, ma nell’attuale Cda di Gemelli Molise che ha deliberato la vendita siede un rappresentante della Regione nominato proprio da Donato Toma.

Si tratta dell’avvocato Nicola Lucarelli il quale dal mese di febbraio al mese di maggio di quest’anno  ha ricoperto anche l’incarico di consigliere del presidente per le attività giuridiche inerenti le partecipate della Regione previo compenso di ottomila euro. Al di là di ogni indiscrezione trapelata appare davvero inverosimile che il consulente Nicola Lucarelli non abbia informato il suo presidente sulla decisione di mettere in vendita la Spa Gemelli Molise assunta dal Cda e dallo stesso Nicola Lucarelli.

Dunque il “non ne so niente” di Toma appare come l’ennesima presa in giro dei molisani.

 

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