Pontone, minoranza consiliare venafrana, sul momento politico della città
NUOVA PUNTATA, COL CONSIGLIERE DI MINORANZA PONTONE DELLA RUBRICA “VENAFRO NON LE MANDA A DIRE”
Ancora una puntata della rubrica socio/politica “Venafro non le manda a dire” per approfondire questioni cittadine di rilievo. A parlare questa volta è l’esponente di minoranza, ing. Pontone, le cui dichiarazioni si riportano di seguito : “A distanza di alcuni mesi dalle elezioni, le sensazioni in seno al Consiglio Comunale sono tutt’altro che positive.
Mi aspettavo innanzitutto una intensa attività amministrativa per affrontare celermente e in maniera appropriata le problematiche che interessano la collettività.
Pensavo che nella seduta di insediamento si parlasse di programmi e di idee per rilanciare il tessuto socio economico della Città, si cominciasse a pianificare un percorso virtuoso per la valorizzazione dei siti di interesse storico artistico, a rivedere l’assetto del territorio da un punto di vista urbanistico, ecc.
E invece, dentro e fuori dal Consiglio Comunale, si parla esclusivamente dei progetti finanziati con i fondi del PNRR per il rifacimento delle scuole.
Fra qualche anno avremo scuole nuove con banchi vuoti in quanto gli studenti saranno emigrati altrove. Il tasso di denatalità unitamente all’impoverimento economico della società, porterà ad un progressivo spopolamento della Città.
Non sono evidentemente sfavorevole a tali progetti ma occorre contemporaneamente intraprendere iniziative politiche per agevolare investimenti economici sul territorio in maniera tale da evitare lo spopolamento.
Tali considerazioni sono sopraffatte dalla logica perversa del consenso: i fondi del PNRR, i protezionismi applicati a determinati operatori economici producono una valanga di voti.
Sono punti di vista potrebbe dire qualcuno: ma gli interessi della collettività sono marginali rispetto agli interessi di pochi?
Evidentemente si.
E tutto ciò avviene con il disinteresse generalizzato della popolazione con l’eccezione di alcuni.
Riporto testualmente uno stralcio delle affermazioni pronunciate in campagna elettorale: anestetici sono stati inoculati a piccole dosi a cittadini inconsapevoli della strategia dei colti della politica e l’abitudine alla mediocrità ha progressivamente indebolito i nostri sogni di comunità.
Perdonatemi. Ho detto i colti della politica, con la l – colti
Volevo dire i corti della politica, con la r – corti.
Non possiamo delegare all’infinito le nostre vite a rappresentanti inadeguati. Dobbiamo e possiamo estrometterli dalla gestione amministrativa di questa città.
Mi rendo conto che smaltire gli effetti degli anestetici è un processo alquanto lungo ma non impossibile.
Risvegliarsi da uno stato di incoscienza non solo è possibile ma è necessario.
Le promesse rivolte ai singoli dai facoltosi della politica sono state, per l’ennesima volta, disattese.
Fra poche ore ciascuno avrà la possibilità di meditare sul significato profondo del voto e sull’opportunità di cambiamento di questa città.
Ascoltate un mio consiglio: domani vivete i quartieri con leggerezza ma anche con spirito di osservazione; rilevate analiticamente le criticità presenti.
E quando il sole si sarà spento non indugiate a ricercare risposte a domande semplici: è questa la città che voglio? I miei figli possono avere un futuro nella terra dove sono cresciuto oppure devono cercarlo altrove?
Se le risposte non sono positive, avete la possibilità di imboccare una strada diversa. Nonostante le difficoltà, in fondo al tunnel, continuiamo incessantemente a credere che ci sia uno spiraglio di luce.
La nostra luce è la vostra dignità, l’orgoglio di saper scegliere convintamente le persone giuste senza condizionamenti o apparenti imposizioni.
Al netto del risultato elettorale che ha decretato il successo di questa amministrazione, sono convinto che si può nei fatti invertire la rotta.
Non mi aspetto sinceramente un approccio diverso dalla maggioranza ma credo fermamente in una intensa partecipazione popolare per attivare gradualmente un percorso di consapevolezza sul significato profondo e romantico della politica. Non esiste solo la politica del consenso ma anche la politica del fare. Intercettare le istanze dei cittadini è la missione principale che voglio portare avanti; e con i cittadini condividere iniziative per migliorare la nostra società.
Dall’insediamento ho affrontato tematiche importanti in Consiglio Comunale: gestione dell’appalto del servizio di igiene urbana, osservazioni al progetto esecutivo di Piazza Portanuova e della Villa Comunale, spostamento dell’aula consiliare (fra l’altro per consentire ai diversamente abili di partecipare alle sedute del Consiglio Comunale), diretta streaming delle sedute stesse e richiesta di spazi per le minoranze per l’espletamento del mandato elettorale.
Ma a meno di impegni astratti, le suddette richieste non sono state minimamente prese in considerazione.
Le suddette azioni confluiscono nel solco delle iniziative che il sottoscritto intende portare avanti nei prossimi anni: tutti devono poter far parte di un sistema partecipativo che contribuisce nel tempo a risvegliare l’interesse per questa città.
Alla maggioranza questo modo di fare politica non interessa anche perché implica un’assunzione di responsabilità rispetto ai provvedimenti attuati con il rischio concreto di palesare inadeguatezza.
Per ultimo sono state formulate diverse interrogazioni a cui a distanza di oltre due mesi il sindaco e gli assessori competenti non hanno dato alcuna risposta.
E’ questo il rispetto delle minoranze? A breve, unitamente agli altri consiglieri di opposizione, saranno intraprese azioni forti per avere risposte: dare risposte non è solo una prerogativa di un paese democratico ma anche un obbligo cui non è possibile sottrarsi.
La rotta del cambiamento, quindi, nonostante tutto, è stata tracciata e la meta chiaramente individuata”.
- A.