di Tonino Atella

Dall’attualità la conferma : nel capoluogo riflettori su merletti, cipolla e sui suoi aromi in cucina, a Venafro risalto a Venafranità, storia, acqua sorgiva locale e verdure del territorio, con “cipollari” da una parte e “trippaverdi” dall’altra.

Venafro ed Isernia, due “cugini” oggi accomunati dalla politica del terzo millennio ma nel tempo sostanzialmente e profondamente diversi, addirittura fieramente contrapposti sino al passato recente. Basta ricordare le proteste popolari venafrane in occasione dell’istituzione della provincia pentra con la forzata (e nient’affatto gradita in loco tant’è rimostranze, cariche delle forze dell’ordine a Venafro e addirittura arresti …) appartenenza di Venafro a siffatto ambito provinciale, ritenendosi la cosa riduttiva per le prospettive di crescita venafrana. Così come va rimarcato il fiero e storico dualismo tra il calcio isernino e venafrano, in buona sostanza ancora oggi in piedi seppure molto affievolito dato il relativo seguito popolare attuale di tale sport tanto a Isernia che a Venafro. In effetti oggi è tanto diverso, con le distanze tra i “cugini” che si sono ridotte col prevalere di mentalità ed atteggiamenti  tutt’altri, frutto certamente dell’evolversi dei tempi e di nuove situazioni sociali ed umane.

Ciononostante i “cugini” restano ben distinti, seppure non più contrapposti, sotto il profilo storico, ambientale, delle mentalità e dei costumi. E’ l’attualità, del resto, a confermarlo, ammesso e non concesso che ce ne fosse bisogno. Mentre Isernia infatti, un cui merito storico resta il merletto frutto del lavoro certosino delle donne del posto, si appresta a celebrare la sua cipolla, prodotto/principe della terra pentra, magnificandola in cucina e in tavola coi suoi forti aromi che appassionano tanti (ma non tutti …), addivenendo a giorni alla storica Fiera delle Cipolle vanto autentico del capoluogo, mentre tutto questo é in piedi a Isernia -si scriveva- Venafro in linea con la sua storia “diversa” fa tutt’altro, e non potrebbe essere diversamente. Infatti nella fiera e ricca terra dell’ulivo, tantissimo apprezzato sin dall’Antica Roma oltre che dai contemporanei ovviamente dato il prelibatissimo “oro giallo” che se ne ricava, si è appena celebrata la Venafranità più schietta, pura e naturale ricordando con l’appuntamento in piazzetta Sant’Antuono promosso da “I Venafrani per Venafro” le radici storico/socio/naturalistiche del territorio venafrano quale antica Terra di Lavoro della Campania Felix e fertile, solo successivamente politicamente aggregato  al nascituro ed istituendo Molise. Una storia sostanzialmente diversa dalla isernina quella venafrana, che in loco si tiene a ribadire perché nessuno dimentichi e tutti sappiano.

Dopodiché, detto di Isernia e dei suoi meriti, ecco la ricchezza principe di Venafro : l’acqua sorgiva. Preziosissima sempre, addirittura un diamante autentico nei persistenti periodi di siccità e penurie idriche. E con l’acqua sorgiva ecco emergere il fior fiore dei prodotti della terra venafrana : le verdure ! Saporitissime oltre ogni dire, un toccasana per ciascun fisico, l’ideale per restare in forma e mantenere la linea e ciononostante motivo dello storico sfottò di marca isernina, laddove dal capoluogo provinciale si ama definire “trippa verdi” (mangiandosi  appunto a Venafro tante e di continuo verdure di ogni tipo) i “cugini” venafrani, i quali ovviamente non se ne stanno e di rimando com’è naturale che avvenga definiscono “cipollari” i cugini ad est del Volturno date le loro amatissime cipolle celebrate con tanto di Fiera. Uno “sfottò” chiaramente senza soluzione di continuità ! Cioè cipollari su un fronte e trippa verdi sull’altro ! Ecco in estrema e sostanzialmente, ci si augura …, piacevole disamina la storica contrapposizione/differenza tra “cugini” isernini e venafrani, certamente oggi molto più vicini rispetto al passato, ma pur sempre distinti e diversi, come del resto piace ad entrambe le parti. O no … !?!

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