Umile di nascita, ai primi del ‘900 si era imbarcato su uno dei vapori, le navi dell’epoca, per raggiungere gli Stati Uniti e “cercare fortuna” -espressione tipica del periodo- per se e per i suoi, in vista di un futuro diverso da quello difficile che il sud d’Italia prospettava. Il nostro -Giovanni Atella di Venafro- rimase a lungo nel Nuovo Continente, si affermò, fece fortuna e rientrò in Italia assolutamente diverso da come era partito. Applicò nella propria terra d’origine le innovazioni e le mentalità imprenditoriali acquisite oltre oceano e non gli fu difficile accreditarsi in ambito lavorativo anche a Venafro e dintorni. Modestamente era diventato “qualcuno” sotto il profilo manageriale e ben presto ottenne meritati riconoscimenti pubblici nella sua terra d’origine. Gli furono affidati -si era intorno agli anni ’50- rappresentanza e deposito di una nota bevanda nazionale e di altre bibite, e il buon Giovanni aprì la sede sociale della propria azienda nell’antica e storica “Taverna”, così era detto il fabbricato, di Piazza Vittorio Veneto al rione Mercato di Venafro, oggi sede di uffici comunali. Il nostro continuò a lavorare, ad ingegnarsi ed a progredire finanziariamente, scoprendo ben presto la propria positiva indole socio/umanitaria.

Ammogliato con la dolcissima compaesana Daria Izzi e senza avere figli, col pieno consenso della moglie e in tutta convinzione prese a prodigarsi per il prossimo senza arroccarsi affatto sulle proprie fortune, ma mettendole ben volentieri a disposizione della collettività venafrana, le cui condizioni nel periodo erano decisamente contenute sotto il profilo finanziario. Religioso al massimo assieme alla consorte Donna Daria, Giovanni comprò scene e costumi per la rappresentazione dell’Opera di San Nicandro, il dramma sacro su vita e martirio dei Santi locali Nicandro, Marciano e Daria, mettendoli a disposizione della collettività perché si recitasse l’Opera tanto attesa e seguita dalla comunità venafrana. Lui stesso amava essere tra gli interpreti col ruolo di Massimo, la massima autorità politica romana ai tempi del Martirio dei Santi venafrani. E gli applausi e i consensi erano annualmente scroscianti e puntuali per tutti gl’interpreti dell’Opera, che all’epoca veniva rappresentata dinanzi alla Chiesa del Purgatorio al Mercato, presente ad assistervi praticamente tutta Venafro. E le gratificazioni sociali per il magnanimo Giovanni non tardarono a venire, tant’è tra l’altro l’iscrizione all’ambito Circolo cittadino di piazza Cimorelli e la sua ammissione alla storica processione del 16 luglio per accompagnare simulacri e reliquie dei Santi Martiri dalla Chiesa dell’Annunziata alla Basilica di San Nicandro al mattino del 16 giugno, primo del trittico festivo patronale,  partecipazione al rito riservata esclusivamente a personaggi di spicco della Venafro del tempo. Il buon Giovanni però aveva in mente altro e ben più importante sotto il profilo sociale : intendeva cioè aiutare il prossimo in maniera concreta, mettendo a disposizione degli altri le sue fortune ! E fu così che nel corso del 1964, da tempo purtroppo allettato, invitò presso la propria dimora di piazza Vittorio Veneto funzionari e dirigenti amministrativi del SS Rosario per la bellissima azione umanitaria che assieme alla moglie aveva in mente da tempo : donare denaro e tant’altro all’ospedale cittadino perché si garantissero assistenza, cure e vicinanza a tutti i propri compaesani. Ed eccolo il significativo gesto socio/umanitario di Giovanni Atella : “legò”, cioè stabilì di donare in  maniera inalienabile dieci milioni di lire -si era nel 1964 !- all’ospedale cittadino e comprò anche la prima autoambulanza ed il primo motocarro per le necessità della stessa struttura ospedaliera venafrana. Dopodiché risolve anche altrove la propria attenzione, d’intesa sempre con la moglie : donò 2 milioni di lire al Convento Francescano di Venafro e dispose che in una determinata giornata dell’anno si elargissero beni di prima necessità agli indigenti della città, attingendo dall’allora elenco dei poveri. Avevano cioè, Giovanni Atella e la moglie Daria Izzi, pensato e donato a 360° dopodiché, quale segno imperscrutabile del destino, nel giro di pochissimo tempo lasciarono entrambi questo mondo, certamente soddisfatti di quanto erano riusciti a fare e dedicare agli altri ! Se Venafro ricorda oggi Giovanni Atella e la sua prodigalità verso il prossimo ? Certamente ! Ne è bellissima dimostrazione l’iscrizione su bronzo dorato incisa con smalto nero ed impreziosita dall’immagine del benefattore venafrano che l’Asrem si appresta a scoprire all’interno del SS Rosario a ricordo del personaggio e del suo altruismo. Per la cronaca una precedente lapide marmorea commemorativa dello stesso benefattore venafrano era sta affissa negli anni ’70 nello storico SS Rosario, ma la successiva chiusura del complesso a seguito degli eventi sismici degli anni ’80 ed il trasferimento delle prestazioni medico/sanitarie nelle strutture adiacenti aveva impedito che si continuasse a sapere della magnanimità del nostro. Dal che la determinazione attuale dell’Asrem di lasciare nello storico SS Rosario la lapide iniziale e commissionare una nuova iscrizione bronzea, esponendola nel nuovo SS Rosario perché tutti oggi leggano, sappiano e considerino la positiva ricchezza dell’animo umano. Ecco quanto riportato su tale nuova iscrizione bronzea, realizzata da Mondo Lavoro in collaborazione con Linea Molise Pubblicità di Campobasso ed arricchita dall’immagine del benefattore : “L’AMMINISTRAZIONE  DI QUESTO OSPEDALE, GRATA E RICONOSCENTE, RAMMENTA ALLE GENERAZIONI VENTURE L’INSIGNE BENEFATTORE CAV. GIOVANNI ATELLA CHE, CON ANIMO MUNIFICO, NEL 1964 DONAVA A QUESTO ISTITUTO UNA AUTOAMBULANZA E LA  COSPICUA SOMMA DI DIECI MILIONI”. Iscrizione che, presenti il Direttore Generale Asrem dr. Florenzano, il Dirigente  del Distretto Asrem di Isernia/Venafro dr. De Bernardo, nipoti del benefattore e lavoratori del SS Rosario, verrà scoperta il 4 maggio prossimo (h 12.00) e benedetta dal Cappellano ospedaliero, il Parroco Don Salvatore Rinaldi, perché tutti sappiano di quanto riesca a fare l’uomo per il suo prossimo ! Una storia, questa appena letta, certamente bella e che rinfranca ed incoraggia, specie in tempi in cui le negatività purtroppo non mancano !

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