A farlo il convegno su “Jacovella, Contessa di Celano/Venafro” promosso da “I Venafrani per Venafro”

La storia, un ambito in cui inoltrarsi per nuove interessanti scoperte. La conferma è appena arrivata da Venafro nel cui castello si è svolto il convegno storico su “Jacovella, Contessa di Celano/Venafro e Baronessa di Caropelle Malvisio”, promosso dal movimento popolare cittadino “I Venafrani per Venafro” nato per diffondere le positività del centro del Molise dell’ovest. In effetti attraverso l’introduzione del direttore responsabile di questa testata, Tonino Atella, e la relazione del prof. Marco Condidorio, docente all’Unimol  e di filosofia e storia nei licei statali, è stata aperta una innovativa ed interessante “finestra” sul 1.400 nel Venafrano, secolo sotto molti aspetti difficili e ricco di personaggi e vicende complesse ma avvincenti. Ne ha dato prova appunto il convegno, presente un buon pubblico che gremiva la sala didattica dell’antico maniero e che ha seguito con vivo interesse quanto l’evolversi dell’appuntamento. Hanno aperto le musiche del duo Angelo Scungio (clarino/Gianluca Adamo (piano) che hanno proposto musiche di Mozart, Schubert, Reverberi e propri arrangiamenti, riscuotendo applausi e consensi del pubblico sia venafrano che di altri centri molisani. A seguire l’introduzione di Atella che ha accennato al personaggio storico del pomeriggio,la Contessa Jacovella, dicendore di bellezza, fede cattolica, determinazione, avversità della vita essendo stata osteggiata e addirittura arrestata dal figlio “Ruggerone” e sua naturale passione per i luoghi di culto sia in Molise che in Abruzzo che provvide a far recuperare, restaurandoli. Non è mancata nella circostanza, a conferma della bellezza della donna, la citazione di una poesia d’amore scritta da un suo corteggiatore, Stefano di Wassan. Dopodiché la relazione del prof. Condidorio. Questi ha spaziato sul medioevo nell’Italia meridionale, approfondendo personaggi ed eventi che l’hanno caratterizzato. Dominazioni straniere e signorie italiane che hanno fatto la storia nel sud della Penisola nel periodo in esame. Ed in tale contesto ecco apparire al potere la figura di una donna, fatto poco usuale a quei tempi, Jacovella, che eredita i vasti possidenti di famiglia in Abruzzi, Molise e Puglie per la morte del padre e l’allontanamento dalla famiglia della madre. Si è nella prima metà del 1.400 e la giovane va data in sposa ad un Caldora, avanti negli anni, impossibilitato a procreare e morto pochi mesi dopo il matrimonio. Quindi seconde nozze per Jacovella, sempre “pilotate” per questioni di potere, ma anche in questo caso non arrivano eredi. Nel frattempo Jacovella conosce Lionello Accrocciamurro, nipote del secondo marito. Morto questi, la donna ne sposa proprio il nipote, dal quale ha tre figli, tra cui Ruggero, detto poi “Ruggerone” per il proprio carattere violento. Il giovane addirittura, per sete di potere, fa imprigionare la madre ! Jacovella però non cede e, caduto in disgrazia “Ruggerone” a seguito della sconfitta della parte politica che lo sosteneva, paga un consistente riscatto e recupera la libertà. Torna così in auge e le viene assegnato il Castello di Venafro da dove amministra proprietà e potere, riprende ad impegnarsi in ambito sociale e religioso, terminando la propria vita a Venafro nel 1471, a 53 anni. Jacovella, figura di donna forte, energica, cattolica e determinata che ha contribuito a scrivere e fare la storia di Venafro nel 1.400, secolo di cui tanto si dice ma del quale c’è tant’altro da apprendere. E l’interessante convegno di Venafro l’ha confermato !

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