“ Una goccia nell’oceano (quando i mandorli erano già fioriti) “

Toccante testimonianza sociale dell’ins. venafrana Rosaria Alterio, attenta osservatrice di storia cittadina

 

Dall’ins. Rosaria Alterio, la “signora maestra” venafrana dei decenni trascorsi e che da attiva pensionata continua a scrutare tutto quanto le è intorno per dire, sottolineare e trasmettere idee valide alle nuove generazioni perché crescano e si formino al meglio, perviene l’interessante testimonianza dei suoi tempi giovanili, “maestri” dei comportamenti umani. La nostra titola il proprio contributo “Una goccia nell’oceano (quando i mandorli erano già fioriti)”, contributo che di seguito si riporta : “Non c’era negli anni ’50 la Caritas né il Volontariato, non c’erano le pensioni proprio per tutti o le varie associazioni di beneficenza sparse oggi sul territorio e meno che mai la cassa integrazione. Sembra l’inizio di una favola negativa, anche se una favola forse lo é, perché il protagonista della vicenda riscatta molta negatività che c’è sempre nella vita e nella storia degli uomini. In quegli anni c’era solo – con la sua brutta denominazione … – l’elenco dei poveri al Comune che tamponava con piccoli e saltuari aiuti le famiglie in difficoltà e proprio, e solo a Venafro, c’era e c’è la Pia Unione che amministrava ed amministra i beni, i cosiddetti lasciti che spesso venivano donati alla Chiesa che li destinava allora ad opere di bene, intento per il quale erano stati elargiti. Si poteva poi sempre contare sul buon cuore dei vicini e sulle iniziative di qualche prete. Fu proprio un parroco Don Giulio Testa a sguinzagliare un gruppo di ragazzine, tra le quali la sottoscritta, che avevano fatto da poco la Prima Comunione e che lo aiutavano nelle piccole cose della sua parrocchia di “Sant’Antuon”, per chiedere qualcosa in giro nelle case e nei negozi del centro storico, fulcro all’epoca della nostra cittadina, per aiutare un padre di famiglia suo parrocchiano in una brutta situazione. Iniziammo la spedizione già dal mattino e anche se i risultati della prima metà della giornata non furono proprio esaltanti data la ristrettezza dei tempi, non ci scoraggiamo. Nel pomeriggio tra le varie abitazioni bussammo ottimiste ad un palazzo gentilizio, uno dei tanti a Venafro, in quel periodo tutti abitati. La cameriera che venne ad aprirci ci ascoltò incuriosita e ci introdusse in una sala dove una signora pallida e minuta con due treccine raccolte sulla testa e tante collanine al collo ci ascoltò gentilmente e poi ci invitò a seguirla. Ubbidimmo speranzose mentre lei si dirigeva verso il portone dal quale eravamo entrate e qui devo dire garbatamente ci salutò con “Andate belline ! Andate !”. E noi andammo a mani vuote e solo momentaneamente deluse perché l’amarezza non faceva ancora parte delle nostre giovanissime esistenze. Continuando a girare verso sera approdammo in un negozio di via Cavour, detta comunemente la “Salita r’ Crist” dove si vendeva un po’ di tutto : da pochi ed essenziali generi alimentari alle sigarette (nazionali ed esportazioni, anche sfuse, pacchetti di tabacco, il  trinciato forte, con relativi pacchettini di sottilissime cartine bianche per farsele da se, le sigarette). Il sale non mancava mai (più quello doppio che il fino, perché il primo costava meno  e provvedeva poi il mortaio di casa a sminuzzarlo). C‘erano poi cartoline di Natale e Pasqua per gli auguri, quelle per gli onomastici piene di fiori e quelle panoramiche da spedire a parenti ed amici lontani per ricordare loro o per far conoscere un pezzetto della nostra cittadina. In tali cartoline c’erano sempre ritratte qualche lambretta o balilla che stazionavano nelle strade pressoché deserte, con l’immancabile scritta”Saluti da Venafro”. E infine non ultimo fogli bianchi, buste e francobolli. Allora la comunicazione era solo cartacea. C’era un telefono pubblico su al Mercato e quando si entrava in quella cabina tremavano quasi sempre un po’ le gambe per qualche comunicazione grave in quella minacciosa cornetta nera in attesa. Perdonate divagazioni e digressioni ma i ricordi scivolano e dilagano da soli. E veniamo finalmente al punto. Quando il padrone di questo esercizio sentì la nostra richiesta aprì immediatamente il tiretto del bancone di legno, ne rastrellò quasi il fondo con la sua grossa mano e depose nelle nostre il mucchietto di monete che ne tirò fuori. Di fronte alla solita ed unica ma pur sempre generosa monetina offerta dagli altri, il palmo delle due mani raccolte a coppa di una di noi pieno di monetine ci fece rimanere incredule, quasi imbambolate. Sicuramente era l’incasso dell’intera giornata ! “E’ solo una goccia del mare”, commentò quasi a se stesso il commerciante, rispondendo ai nostri ripetuti “Grazie, Grazie !”. Per noi ragazzine degli anni ’50 quell’onda di generosità fatta con slancio e immediatezza non fu solo “una goccia nel mare”, ma il mare stesso, anzi l’oceano nella sua immensità. Ne avvertimmo il frastuono profondo e misterioso, perfino il profumo in quella fredda mattina di marzo quando i mandorli erano già fioriti”. La conclusione della particolare testimonianza dell’insegnante: “ E’ bello rendere partecipi anche gli altri di questo piccolo gesto, abituati come siamo a bombardamenti di tutt’altro genere. Non lo sapeva forse nemmeno il figlio (per il quale vuole essere una sorpresa), oggi scrittore ed attento, sensibile e dinamico conoscitore della nostra città e delle sue tradizioni, che i venafrani chiamano con stima e familiarità semplicemente Tonino. Tutto quanto dettagliatamente esposto, non è per la “cronaca” -signori che leggete- ma per amore della verità !”.

 

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