di Tonino Atella

Trattasi del centenario della nascita del Ministro molisano on. Giacomo Sedati, trascorso nel silenzio della Regione Molise.

Talune volte certi silenzi sono assordanti ! Non piacciano nemmeno un po’ ! Entriamo nel merito della “quaestio”. Lo scorso anno è ricorso il centenario della nascita -ricordato e celebrato solo dal Centro Studi Molisano di Riccia (Cb), Comune di residenza del personaggio in tema- del Ministro molisano on. Giacomo Sedati, primo Ministro all’Agricoltura della Repubblica Italiana arrivato dalla terra molisana, appunto Riccia. Ebbene, cosa hanno fatto il Molise e i molisani per ricordare l’esponente dell’allora DC (si era ai tempi del Presidente della Repubblica Saragat, degli on.li Moro, Leone ect), trattandosi appunto di primo Ministro molisano delle istituzioni repubblicane ? Assolutamente nulla ! Nessuno si è sentito in dovere di dire e ricordare ! Appunto un silenzio assordante ! Le motivazioni ? Mancano ufficialmente,mentre nel ricordare il Ministro molisano e i suoi tempi da parte di qualche organo d’informazione regionale si è scritto di presunta invidia verso il politico del Campobassano dall’ambito della sua stessa Dc dell’epoca (siamo agli anni ’50 e successivi), di contrarietà verso il nostro da parte di personaggi di allora e di non condivisione dei suoi sistemi, al contrario ritenuti ampiamente democratici e dallo spirito moderno da tant’altri. Già, ma tutto questo -ammesso che risponda al vero- “che c’azzecca” (permetterà l’espressione, ci auguriamo, l’altro Ministro molisano dei decenni successivi, l’on. Di Pietro, tra l’altro tra i potenziali papabili candidati alla presidenza del prossimo governo della Regione Molise) col fatto che le istituzioni regionali di oggi abbiano “dimenticato” di ricordare il centenario della nascita dell’on. Giacomo Sedati ? Praticamente nulla, dal che appunto la gravità della dimenticanza ! Si, s’è cercato in questi giorni di metterci la classica “pezza” asserendo che il Covid avrebbe bloccato tutto negli ultimi due anni, impedendo tante iniziative compresa la celebrazione della ricorrenza del Ministro Sedati, ma resta la gravità della dimenticanza secondo tanti. Ed allora, ribadita la validità del “repetita juvant” e sottolineato che solo Riccia ed il Centro Studi Molisano hanno ricordato il “loro” Ministro, appare doveroso riproporre seppure per grandi linee il personaggio -Sedati, appunto- della ripresa e della ripartenza post bellica nazionale arrivato dal “piccolo” Molise, all’epoca addirittura inesistente sotto il profilo dell’autonomia territoriale essendo tutt’uno con l’allora Regione Abruzzo/Molise. Lo facciamo cogliendo taluni passaggi della collega Vittoria Todisco, firma di spicco del giornalismo molisano contemporaneo : “Il centenario della nascita dell’on. Sedati c’è stato l’anno scorso -attacca la donna- ma in Molise nessuno se n’è accorto. Se l’Associazione Centro Studi Molisano, di Riccia e presieduta da persone del luogo, non avesse preso l’iniziativa di ricordarlo, la ricorrenza sarebbe passata sotto silenzio”. Il prosieguo del Todisco/pensiero : “In effetti tutte le volte che a fine dicembre si festeggia l’anniversario dell’autonomia regionale non ho mai sentito nominare l’on. Sedati. Eppure è stato un grande fautore di tale processo. La verità è che in Molise aveva molti che l’avversavano, addirittura anche dall’interno del suo stesso partito. Non ne capivano la lungimiranza, un gran peccato ! Da Ministro dell’Agricoltura si adoperò tra l’altro per la diga del Liscione. Ed anche qui critiche assurde, perché secondo taluni si sarebbe dovuto interessare solo di agricoltura. Invece aveva capito che l’oro bianco di questa regione era l’acqua. In effetti la Fiat ha deciso di venire ad impiantare la sua industria in Molise proprio per la ricchezza d’acqua che il territorio molisano vantava. E così, una volta scomparso in età giovanile, hanno fatto presto a cancellarne il ricordo di uomo, politico e statista. Ma personalmente, e con me tant’altri, non condividiamo affatto,ricordandone ad esempio il ruolo politico/istituzionale nell’ambito della tragedia del Vajont e le sue aperture mentali, segno chiaro di intelligenza e lungimiranza politica e sociale”.

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