Il vice segretario del Pd regionale stamani tra i manifestanti

Precariato e disoccupazione, Jobs Act, e contro tutto quello che rappresentano i governi ai diversi livelli in questo momento: regionale e nazionale.

Il vice segretario del Pd regionale stamani tra i manifestanti
   Il vice segretario del Pd regionale stamani tra i manifestanti

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Oggi è stato il giorno della protesta generale.  Un corteo ben organizzato e sentito. Cgil e Uil, precari e disoccupati, maestranze di aziende in crisi, fallite o prossime al tracollo: non mancava nessuno.

20 pullman provenienti da tutta la regione, gremiti di manifestanti, si sono dati appuntamento nella città adriatica. Bandiere spiegate, striscioni e rabbia, in un fiume in piena, tra un numero indefinibile di persone che in un’unica voce chiedevano lavoro, stabilità per il futuro delle famiglie.

Gli interventi dei rappresentanti sindacali, delle numerose aziende storiche in deficit decennale, hanno ripercorso in excursus veritieri e inoppugnabili, il flagello di un Governo che non riesce a dare risposte adeguate e applicabili nell’immediato. Misure che risultano palliativi, mentre si acuiscono le tensioni sociali e aumenta la povertà. Una bella e corposa manifestazione che ha lanciato strali e invettive.

Se si riflette a fondo e concretamente, con i sistemi e i metodi di sempre, forse la risultanza della protesta sarà stata una passeggiata congiunta e di buon mattino, mentre i problemi oramai non si possono risolvere solo con pacifici cortei.

Citando Aristotele: “Gli inferiori si ribellano per poter essere uguali e gli uguali per poter essere superiori. È questo lo stato d’animo da cui nascono le rivoluzioni”. Forse ci siamo?

A vedere l’animosità della gente in strada questa mattina, la compattezza delle idee all’unisono, contro tutte le nefandezze dell’italiota sistema governativo, avremmo inteso che la miccia oramai è stata accesa.

Non facciamoci illusioni, siamo coscienti che il piatto di maccheroni, nonostante tutto e non sappiamo fino a quando, è ancora garantito sulla stragrande maggioranza dei tavoli della protesta.

Se questo lungo carboidrato non verrà negato, le rivoluzioni non si fanno.  Si apprezzano i commenti, e gli spunti d’orgoglio nell’esaltare le deleterie dinamiche di corruzione che attanagliano il paese, ma la rivoluzione quella no: è un’altra cosa.

Nel maggior partito di governo, quello democratico, vi sono lotte intestine da antica Roma, dove il Cesare Renzi di turno, tenta di parare colpi e di amministrare alla meno peggio.

Cosa che avviene di riflesso nella regione Molise.

Oggi a Termoli, il Pd Civatiano, rappresentato da Michele Di Giglio, vice segretario del PD regionale, ha palesemente acutizzato la profonda crisi del partito, il tutto mascherato da eccesso di democrazia.

Era in pool position, il vice segretario,  tra i manifestanti a protestare contro lo stesso suo Governo, e la cosa oramai non stupisce più nessuno.

Nemmeno la segretaria regionale Micaela Fanelli, che sapeva della partecipazione del suo diretto sostituto è potuta intervenire.

E’ stata costretta a   dare l’assenso, ingoiando qualche rospetto, nei confronti del Presidente Frattura a cui la protesta è stata indirizzata.

Anche la Fanelli, ci ha riferito di normale conflitto nazionale delle minoranze che si ripercuote a livello regionale, e il caso di oggi, della presenza di Di Giglio nel corteo, intrisa di diplomazia da parte della segretaria, è stata giustificata come normale democratica espressione di un partito che sa anche protestare contro se stesso.

Da oggi dovremmo aggiungere una “A” al PD, al centro tra le due consonanti. Il PD diventa PAD (partito assai democratico).

Il rischio, ritornando all’antica Roma, è che l’eccesso di democrazia potrebbe giungere al limite estremo per chi ci governa, non sia mai: “Tu quoque, Brute, fili mi!”.

Pietro Tonti

 

 

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