Statua di San Sebastiano - Reliquia di San Sebastiano presenti nella cattedrale di Termoli

Una “Passio”, per lo più leggendaria, redatta intorno alla metà del V secolo, vuole San Sebastiano, tribuno romano, martire durante la persecuzione di Diocleziano.

Nato probabilmente a Narbona, in Francia, da genitori milanesi, nella seconda metà del III secolo si trasferì a Roma dove venne assegnato ad una coorte di pretoriani. Entrò nelle grazie di Diocleziano, già prima che diventasse imperatore; e, per il suo valore, percorse rapidamente la carriera militare sino a giungere al grado di tribuno. Riuscì ad esercitare, per qualche tempo nell’Urbe, un provvidenziale influsso a vantaggio e difesa dei cristiani contro cui, nel 303, si era scatenata nuovamente una crudele caccia. Scoperto, fu condannato al martirio delle frecce; ma, sopravvissuto, tornò dall’Imperatore per rinfacciargli la sua empietà e venne successivamente finito a bastonate sul Palatino. Le storie raccontano che, per togliersi dalla memoria l’immagine del Martire nell’atteggiamento di redarguirlo, Diocleziano ordinò di gettarne la salma nella cloaca massima affinché scomparisse per sempre. Il Santo apparve, però, alla pia patrizia Lucina invitandola a recuperare subito il suo cadavere martoriato che, rinvenuto, fu poi sepolto sulla via Appia.

Il culto di San Sebastiano era molto diffuso anche nell’attuale Basso Molise ed a Termoli, Guglionesi e nel territorio della diocesi di Larino, in particolare. A lui erano dedicate chiese “extra moenia”, non più esistenti da alcuni secoli, a San Martino in Pensilis ed a Morrone del Sannio; altri due sacri edifici che portavano il suo nome, erano ancora funzionanti nella prima metà del secolo XVIII rispettivamente in agro di Montorio nei Frentani, sulla strada per Larino, e nell’abitato di Provvidenti; nella chiesa matrice di quest’ultimo centro, inoltre, vi era anche un altare con l’immagine del Santo. Nella parrocchiale di Ripabottoni si ammira l’affresco di un medaglione (cm 75×55), eseguito dal noto pittore del luogo Paolo Gamba (1712-1782), raffigurante il Martire col volto semicoperto dal braccio sinistro legato ad un palo al di sopra del capo, nel momento in cui viene colpito al petto da una freccia ed in quella di San Giuliano di Puglia si venera ancora oggi una reliquia regolarmente autenticata.

Molte comunità elessero a loro Patrono il Martire, che sin dalle più antiche raffigurazioni, risalenti al secolo V, viene presentato mentre subisce la tortura delle frecce. Tra queste Termoli dove, “ab immemorabili”, il Santo è venerato come “Protettore secondario” insieme (dal 25 aprile 1947) a San Timoteo, dopo San Basso. Non è da escludere che questa antica particolare devozione verso San Sebastiano nella città adriatica possa risalire agli ultimi secoli del primo millennio quando si era soliti attribuire alla intercessione del Santo la cessazione dell’epidemia di peste. Si ricorda in proposito che, per liberare Roma dall’analoga sciagura che colpì la città eterna nel 680, il Pontefice Sant’Agatone fece erigere in San Pietro “ad vincula” un altare a San Sebastiano (resta a testimonianza, nella medesima basilica, un dipinto del secolo XV attribuito al Pollaiolo, raffigurante appunto la peste romana del 680).

Nella splendida cattedrale di Termoli, come afferma il Vescovo mons. Tomaso Giannelli (1753-1768) nelle sue note “Memorie” manoscritte, era posto un altare “dedicato a S. Sebastiano Martire secondo Protettore della città”, notizia confermata da una dettagliata conclusione capitolare del 4 settembre 1781 e da altri storici tra cui Luigi Ragni ne “Il Duomo di Termoli” (Napoli 1907) che a tal proposito aggiunge: “…v’è la cappella di S. Sebastiano con relativo altare su cui spiccano due colonne a spire…” (op. cit., p. 37).

Tra il gruppo di statue (quattro) presenti in corrispondenza della lunetta del portale dello stesso monumentale sacro edificio, fino al 1948 era posta anche una di cui Ragni così si esprime: “Su la mensola di destra si eleva un’altra statuetta vestita di lunga tunica da guerriero romano con larga cintura alla vita […]. L’espressione è balda, quella di un duce romano cristiano […]. E’ S. Sebastiano, il secondo Protettore della città di Termoli. Su la spalla sinistra ha gettato pendente un paludamento di squisita fattura classica con piegamenti spessi e morbidissimi. Sul davanti della tunica si osservano molte e lunghe frecce […]”  (op. cit., p. 25).

Della “presunta” statua di San Sebastiano (c’è anche chi l’attribuisce ad altri eroi della fede) collocata sulla destra della sommità del portale, ne fanno cenno anche altri storici tra cui Maria Stella Calò Mariani nell’opera “Due cattedrali del Molise, Termoli e Larino” (Cinisello Balsamo 1979, p. 35).

L’Amico Arch. Nicola Di Pietrantonio, uno dei maggiori studiosi contemporanei del magnifico sacro edificio, a ragion veduta, ritiene che l’effige in questione, da lui diligentemente recuperata e riposizionata (nella caduta del 1948 era rimasta notevolmente danneggiata), possa raffigurare l’altro Compatrono (insieme ai Santi Martiri Larinesi anche della diocesi) San Timoteo.

Comunque non dovrebbero sussistere dubbi sulla presenza dell’immagine di San Sebastiano in una delle altre due mensole poste di lato, da tempo rimaste vuote.

Del Santo, nello stesso duomo, è presente, oltre ad una bella statua processionale, anche un reliquiario ligneo, ricoperto da una lamina d’argento, donato, agli albori del XVIII secolo, dal Primicerio (terza dignità del Capitolo cattedrale) don Ettore Masciotta. Da notare che la famiglia di quest’ultimo, nella prima metà del Settecento gestiva l’altare della “Madonna del Rosario”, posto proprio accanto a quello di San Sebastiano.

Giuseppe Mammarella – Direttore dell’Archivio Storico Diocesano

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