Gli agriturismi sono tenuti al pagamento della Tari in rapporto all’effettivo carico di rifiuti che producono e non nella stessa misura degli alberghi. Ad affermarlo è la Coldiretti Molise facendo propria la sentenza n. 1162/2019 del  che prevede per gli agriturismi una “ragionevole graduazione della somma da pagare mediante riduzioni ed esenzioni, in rapporto all’effettivo e oggettivo carico di rifiuti prodotti”.

Partendo da questo assunto la Coldiretti regionale ha così inviato una lettera a tutti i sindaci del Comuni molisani chiedendo loro di “operarsi in modo da rendere il regolamento comunale della Tari in linea con quanto previsto dalla citata sentenza del Consiglio di Stato”.

Prima dell’emanazione di questa sentenza, infatti, in molti Comuni gli agriturismi e gli alberghi erano parificati ai fini dell’imposizione tributaria sui rifiuti; un orientamento, questo, che il Consiglio di Stato ha modificato accogliendo la sentenza n. 771/2018 del Tar Umbria, con cui l’Organo di giustizia amministrativa di primo grado aveva accolto le istanze di alcune aziende agrituristiche le quali avevano impugnato le deliberazioni consiliari che le assimilavano agli alberghi. Il massimo organo di giustizia amministrativa ha così stabilito che gli agriturismi rientravano nella categoria dell’imprenditoria agricola e dunque non svolgevano attività alberghiera di tipo commerciale.

“In altri termini – spiega il direttore regionale di Coldiretti Molise, Aniello Ascolese – gli agriturismi non possono pagare la Tari come gli alberghi perché di fatto non lo sono. La stragrande maggioranza di essi non sono aperti tutti i giorni, ma di frequente solo il fine settimana, e anche nel corso dell’anno hanno lunghi periodi di chiusura; cosicché producono necessariamente un quantitativo di rifiuti inferiore agli alberghi che restano aperti tutto l’anno, sette giorni su sette”.

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