Ha fatto centro nell’opinione pubblica la cruda disamina giornalistica sul SS Rosario di Venafro, struttura in progressivo calo di offerta. Ma le speranze di un suo rilancio non sono del tutto perdute.

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Ha fatto centro, e non poteva essere altrimenti data l’attualità dell’argomento e la sua consistente portata sociale, la recente disamina sul SS Rosario di Venafro, struttura in progressivo calo di offerta. Il lettore ha letto e variamente commentato alla luce del vuoto in materia medico/assistenziale procurato da un SS Rosario ridotto nei minimi termini così com’è oggi.

La gente cioè è giustamente preoccupata e risentita per tutto quanto fatto negli anni a scapito della sanità pubblica di Venafro e, mentre sottolinea le tante carenze, implicitamente sollecita soluzioni e rimedi per tornare a contare -finalmente- su un ospedale civile degno di tal nome, ossia efficiente, valido, operativo e munito delle più essenziali unità di base, a partire dalla chirurgia. Esattamente la finalità primaria della richiamata disamina giornalistica, a bella posta dura per colpire, scuotere e svegliare. E veniamo a qualche commento di chi ha letto e soprattutto di chi vive ogni giorno gli stenti e il calo di offerta del SS Rosario. “ … L’ospedale di Venafro -è il parere di un lettore- è morto per una serie di responsabilità che vanno ricondotte prima di tutto all’organizzazione di vertice e poi alle scelte politiche.

Certamente chi paga per tutti è l’ammalato”. Ecco il dito nella piaga ! Le responsabilità delle scelte politiche, unitamente a quelle risalenti all’organizzazione di vertice. In parole povere, il SS Rosario è stato “sacrificato” su “altari” ben precisi, che rispondevano (e rispondono) a logiche superiori a tutto danno della realtà ospedaliera venafrana. Il dramma attuale della sanità pubblica nella seconda provincia molisana : il SS Rosario di Venafro ridotto ai minimi termini, il Caracciolo di Agnone che cerca disperatamente di recuperare qualcosa (la chirurgia pare ripristinata, un grossissimo risultato) attraverso vari movimenti d’opinione e di contro il Veneziale d’Isernia, “l’intoccabile” (!), che soffre e rischia di scoppiare per l’intasamento, la crescente domanda del territorio e le carenze organizzative interne, in primis la perdurante inagibilità di diverse sue sale chirurgiche.

A fronte di tutto questo “paradan”, non un centesimo di euro risparmiato, ma solo sofferenze e preoccupazioni degli ammalati, mentre fa rabbia constatare che l’unico ospedale molisano che aveva anni addietro i conti in attivo, ossia il SS Rosario che attirava pazienti ed entrate finanziarie extraregionali, è stato messo all’angolo, in ginocchio ! E allora concludiamo l’ analisi, ribadendone il suo scopo primario ed unico : scuotere e svegliare le coscienze (per farlo, capirete, occorrevano le parole senza veli, quelle appunto usate nella disamina iniziale che ha aperto il dibattito e mosso le coscienze e i commenti della gente), affinché si torni sulle decisioni. Nella circostanza non si dimentichi che una popolazione di 20mila anime da Sesto Campano a Montaquila non può rinunciare a servizi medico/assistenziali di base quali soprattutto pronto soccorso e chirurgia, ossia l’ “ abc “, la base essenziale per un ospedale civile di zona. Ci si riuscirà ? Chi ama questo territorio e la sua storia, cronista compreso, lo spera tantissimo !

Tonino Atella

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