di Giovanni Minicozzi
Dopo soli tre anni di mandato il presidente della Regione Donato Toma sprofonda nei sondaggi e si colloca al penultimo posto nella speciale classifica sul gradimento dei governatori diffusa non dai “‘corvi” e dai denigratori della rete ma dal Sole 24 ore. Nessuna sorpresa poiché era tutto previsto e prevedibile dopo tre anni di manifesta incapacità politica, amministrativa e gestionale del commercialista diventato per puro caso presidente della Regione Molise.
Come Attila, il re degli Unni, in soli tre anni è riuscito a distruggere quel poco che era rimasto in piedi nei diversi comparti produttivi, nei servizi e nella sanità. Per non parlare della ricostruzione post terremoto mai avviata nei comuni del basso Molise colpiti dal terremoto tre anni addietro. Gli sfollati e i sindaci protestano ma lui, impassibile, dopo essere stato nominato commissario straordinario è riuscito a bloccare perfino la ricostruzione nel cratere del 2002.
Rinchiuso nel bunker di via Genova e avvolto “dall’io” egocentrico e arrogante Toma ha perso la cognizione della drammatica realtà in cui vivono i molisani. Ha cercato invano di imporre il pensiero unico ma i molisani si sono svegliati e hanno compreso la “miseria” politica e gestionale del personaggio. Nulla di sorprendente dunque ma sarebbe opportuno conoscere anche il tasso di sgradimento dei dieci consiglieri regionali di centrodestra che ancora sostengono il presidente.
Mi riferisco ai cinque assessori Vincenzo Cotugno, Quintino Pallante (braccio operativo di Toma), Vincenzo Niro, Nicola Cavaliere e l’ultima arrivata dopo una giravolta di 360 gradi Filomena Calenda. A costoro si aggiungono il sottosegretario Roberto Di Baggio e i consiglieri regionali Andrea Di Lucente, Armandino D’Egidio, Gianluca Cefaratti e il presidente del consiglio Salvatore Micone.
Sarebbe davvero interessante conoscere l’indice di gradimento dei supporter di Toma ma intanto dai Palazzi della politica nostrana giungono indiscrezioni circa i crescenti malumori che invadono l’intestino dei complici dello sfascio. Costoro verosimilmente cominciano a tremare per la paura di dover pagare con la loro poltrona la mancata rielezione alle prossime elezioni regionali. Qualcuno fa sapere che sarebbe pronto a sfiduciare il presidente per tentare di recuperare la perduta verginità ma forse è già troppo tardi.
Chi vivrà vedrà.