di Patrizia Maciocchi (Il Sole 24 Ore)

E’ legittimo il sequestro dei beni del tesoriere della Lega Nord per l’indipendenza della Padania che ha concorso nella truffa aggravata ai danni dello Stato, per fraudolenta percezione dei rimborsi elettorali, negli anni tra il 2010 e il 2012.

La misura, per equivalente, puo’ scattare perché il denaro nelle casse del partito era di gran lunga insufficiente a coprire gli oltre 40 milioni di euro profitto reato. Ed è ininfluente che il commercialista non abbia tratto alcun profitto personale dal reato. La Cassazione (sentenza 28437/2018) ha depositato le motivazioni con le quali ha respinto il ricorso dell’ex revisore dei contabili Stefano Aldovisi.

La Suprema corte spiega che, appurato nel reato, e non essendo possibile distinguere la misura del sequestro in base al contributo dato da ciascuno, i concorrenti sono tenuti a rispondere per l’intero, ferma restando poi la possibilità di una rivalsa interna tra coimputati. Inutile per il tesoriere ricordare che l’intero profitto risultava versato sui conti correnti della Lega Nord e nessuna somma era arrivata a lui.

La Cassazione sottolinea che il sequestro preventivo funzionale alla confisca per equivalente, in caso di truffa aggravata, puo’ incidere al tempo stesso e in modo indifferente, sui beni dell’ente che ha tratto vantaggio dal reato o su quelli della persona fisica che lo ha commesso. Con l’unico limite del valore complessivo del profitto.

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