di Michelangelo Merisi

Delle tre effe che dovevano salvare il Molise, ne sono rimaste solo due.

Il centrosinistra dal 2013 ad oggi ha ballato un po’ il famoso Alligalli. Al contrario. Invece di crescere, infatti, si è ristretto con un Partito Democratico sempre meno credibile a livello locale.

 Tanto che ora pare essere passati alla visione del film “Highlighter e il suo: ne resterà solo uno.

Per essere più chiari, dei rottamatori Fanelli – Facciolla –Frattura che ha dominato la scena politica dal 2013 al 2018 sono rimaste le responsabilità di Facciolla, all’epoca vice presidente della Giunta regionale e che oggi pare parlare dei problemi del Molise creati dal suo governo. E ne parla quasi come se lui fosse un verginello della politica locale.

Della Fanelli, anch’ella nel ruolo di verginella politica, del passato è rimasta la transazione che ha fatto con la Regione d Frattura e Facciolla da cui ha avuto garantito un co.co.co. da 80mila euro da tornare a ricoprire quando e semmai uscirà dalla scena politica.

Tra i molisani che hanno memoria corta, spicca però oggi la posizione del duo rimasto in auge.

Un clima da separati in casa più simile ad una scenografia di Guerra dei Roses che a Casa Vianello.

Si racconta che a volte le urla tra Vittorino e Micaela mettono persino in imbarazzo i consiglieri regionali nei loro momenti di sospensione del Consiglio.

Una guerra di posizioni che vede entrambi gareggiare per un posto sicuro per le elezioni del 2023. Che sia per la carica di parlamentare o di presidente della Giunta regionale, le due effe proprio non ce la fanno a trovare una mediazione che li porti ad una separazione consensuale.

Di ideazione rutiana lei all’epoca delle elezioni provinciali di Campobasso (quando a votare era il popolo), conquistare di rutiani lui (con i fedelissimi del sempreverde ex senatore ormai tutti alla corte del Vittorino molisan popolare).

Di quel Pd che fino al 2018 era quasi l’acronimo di Patriciello Dipendente è rimasto quasi tutto. Non solo gli interessi di bottega.

L’assenza di un dibattito politico serio, consapevole, e la semplice lite tra i due vertici da aria i separati in casa, dimostra che la sinistra continua a non essere pronta ad essere classe di governo esattamente come non lo era quando le effe erano tre. Tutti e tre figli dell’ex assessore regionale alla Programmazione di cui cercano di imitare i modi.

Se non fosse per quel lato disincantato da cui si capisce che gli allievi non hanno ancora, dopo quasi 10 anni, superato il maestro.

Articolo precedenteLA MOLISANA MAGNOLIA: BACK TO BACK PER LE ROSSOBLÙ ATTESE DALLA LEADER SCHIO
Articolo successivoAPPELLO AI SINDACI RIUNITI IN CONFERENZA PER IL PIANO SANITARIO REGIONALE