Sulla riorganizzazione delle scuole interviene l’esponente del Pd Franco Capone che da ex preside ed ex amministratore locale, conosce bene l’argomento.

Capone plaude all’avvenuta divisione dei due poli scolastici tra San Giovanni Bosco e Giovanni XXIII e nel guardare con favore all’apertura del nuovo plesso di San Leucio, cui hanno contribuito sia le passate amministrazioni di centro-destra che quella di centro-sinistra targata Brasiello e sul quale teme però un certo sovraffollamento, pone l’accento su alcune criticità e avanza, al contempo, una proposta.

In primis, senza giri di parole, lancia una soluzione per la sistemazione dei bimbi delle sette classi della Giovanni XXIII, al momento impossibilitati ad entrare nell’ex centro anziani di via Umbria. Soluzione che vedrebbe finalmente una scuola primaria tornare al centro della città, dopo uno smembramento che, di fatto, ha impoverito il centro cittadino di molte, troppe scuole.

A suo avviso, ragazzi e insegnanti potrebbero essere ospitati nelle aule del Liceo Artistico di via Berta oppure all’Itis Mattei, istituti che fino ad oggi hanno accolto rispettivamente gli studenti del Cuoco e del Fascitelli e i cui spazi attualmente si sono liberati.

Si tratterebbe di una soluzione frutto della collaborazione istituzionale e per questo a costi ridottissimi, anche perché eventuali interventi di adeguamento sarebbero banali e veloci da attuare. E ci sarebbe, inoltre, il vantaggio di tenere i bimbi nel centro urbano e non già in periferia o a Pesche presso la sede dell’Unimol, come ipotizzato nelle ultime ore.

Risalendo la città da Isernia Sud la prima istituzione scolastica che si incontra è il Fascitelli, poi il vuoto. Con tutto ciò che ne consegue, in negativo, per la microeconomia di corso Garibaldi e delle altre aree del centro urbano.

Non c’è una visione complessiva della riorganizzazione dei plessi che, ritengo, dovrebbe essere programmata anche attraverso un confronto interistituzionale serio. Si è giunti agli ultimi giorni per scoprire nuove criticità legate agli edifici scelti per ospitare gli alunni. E il caso dell’ex centro anziani è appunto emblematico. Non solo.

L’amministrazione intende abbattere e ricostruire due importanti edifici storici come la San Pietro Celestino e l’Andrea d’Isernia, ma quando e, soprattutto, con quali intenzioni future? Nell’arco dei prossimi due o tre anni quale sarà la programmazione, visto che il numero dei bambini in età scolare è diminuito fortemente?

Cosa di intende fare, ancora, con edifici storici come la San Giovanni Bosco e la Giovanni XXIII? Ritengo tocca accelerare nell’accendere mutui per la ricostruzione di nuove scuole sicure, non già vincolarsi con imprenditori privati a costi ‘fuori mercato'”.

Chiarissimo il riferimento alla scelta di Palazzo San Francesco di abbandonare gli spazi di Calabrese a 5mila euro mensili e vincolarsi per tre anni con l’ex Saci a 11mila euro, quando invece tali fondi potrebbero essere impiegati per costruire edifici di proprietà del Comune da destinare a scuole. “Si sta perdendo tempo, mentre bisognerebbe sforzarsi – conclude l’esponente del Pd – con l’obiettivo di riportare assolutamente le scuole, specie le materne e le elementari, nel centro di Isernia”.

Di qui la proposta finale: un tavolo tra tutti gli attori – amministratori locali di qualsiasi schieramento ed enti locali – per trovare una soluzione condivisa di medio lungo termine.

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