Si è svolto ieri lo sciopero generale del personale docente, dirigente e Ata della scuola indetto dalla FLC CGIL e dalle altre OO.SS per rivendicare investimenti e garanzie per la ripresa delle lezioni a settembre in presenza e in sicurezza.

In tutta Italia si sono svolte centinaia di manifestazioni all’insegna della sicurezza, perché i sindacati hanno voluto evitare l’affollamento di una manifestazione nazionale. A Campobasso le lavoratrici e i lavoratori hanno manifestato davanti alla Prefettura, per far sentire la propria voce e dare visibilità alle problematiche ed alle criticità della scuola.

In tutti gli interventi che si sono susseguiti nella piazza è stato manifestato il fondato timore che le scuole possano non riaprire a settembre, o che riaprano in condizioni di emergenza.

E’ stata ribadita l’importanza di ricominciare il nuovo anno scolastico in presenza, visto che la didattica a distanza ha rappresentato una soluzione emergenziale che, purtroppo, ha creato disagi e diseguaglianze. Risulta difficile però, nelle condizioni date, assicurare il distanziamento e la sicurezza in aule scolastiche spesso sovraffollate o comunque non sufficientemente capienti.

A settembre torneranno nelle scuole molisane circa 37.000 alunni e 6.000 lavoratori, tra docenti ed ATA. Come si potrà garantire il rispetto delle indicazioni ormai conosciute da tutti per evitare il contagio (in primis il distanziamento) se gli organici sono stati attribuiti secondo i vecchi criteri, con i quali già si faticava a garantire il rispetto delle condizioni di sicurezza?

Quali soluzioni verranno adottate per permettere ai tanti studenti pendolari di raggiungere in sicurezza le scuole e garantire trasporti urbani ed extraurbani sufficienti?

Quali risposte si daranno alle centinaia di precari che da anni garantiscono il funzionamento della scuola e rivendicano la stabilizzazione?

Servono decisioni urgenti, perché il tempo stringe.

Per lavorare con classi e sezioni meno affollate, senza che per questo sia sottratta parte dell’offerta formativa e il fondamentale diritto di essere a scuola, servirebbero sapzio adeguati, dare continuità al lavoro di quanti da anni garantiscono la funzionalità delle scuole, ma serve certamente più personale, almeno per il tempo in cui sarà necessario adottare un’organizzazione del lavoro più complessa.

Diversamente, saremmo condannati a una scuola dimezzata.

Il ministero con il “Decreto Rilancio” ha stanziato per la scuola circa 1,4 miliardi di euro, una cifra già insufficiente prima della pandemia, figurarsi ora che i problemi e i bisogni sono cresciuti in modo esponenziale, mettendo a nudo le fragilità già presenti nel nostro sistema scolastico dopo da anni di tagli, disinvestimenti e precarietà del lavoro.

Lo sciopero di oggi, nonostante il momento difficile e le scuole chiuse, è una scelta di campo ben precisa: dalla parte dei lavoratori e degli studenti, per una scuola sicura e di qualità. Perché la scuola pubblica diventi una risorsa strategica per un diverso modello di sviluppo e nulla sia più come prima.

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