Il dottor Lucio Pastore, dirigente medico del Pronto Soccorso di Isernia, torna a parlare di fine della sanità molisana con un post su Facebook.

“Stiamo nella fase finale, stiamo sul letto di morte della sanità molisana. I sindacati medici sono stati costretti ad indire lo stato di agitazione perché mancano medici e non é possibile far funzionare , in questo modo, gli ospedali. Chi ancora rimane a lavorare negli ospedali si accorge del degrado raggiunto e della crescente pericolosità di lavorare in queste condizioni. Si ha l’impressione di un castello che sta per crollare da un momento all’altro.

Queste sono scelte politiche che vengono da lontano. Quando Iorio in pieno commissariamento e blocco del turnover rottamò i medici, fece un’azione altamente distruttiva in piena consapevolezza. Quando Frattura tolse Carmine Ruta, che voleva riequilibrare il rapporto pubblico privato ed ha ceduto ai privati convenzionati il 43% del fondo sanitario regionale, il 40% dei posti letto, consapevolmente ha scelto di distruggere la sanità pubblica. Quando lo Stato ha per 12 anni il Commissariamento della sanità molisana e dopo la chiusura di ospedali e servizi continua ad essere presente il debito, senza procedere al una analisi delle ragioni del debito, significa che c’è una volontà distruttiva della sanità pubblica.

Tutte queste cose non sono capitate a caso ma sono state scelte dalle classi politiche che si sono susseguite e Toma continua su questa strada. Quando poteva farci uscire dal commissariamento evitando di anticipare le prestazioni extraregionali ai privati convenzionati (50 milioni di euro), ha rifiutato di farlo insieme alla maggioranza del consiglio regionale. Inoltre sembra che abbia stornato fondi della sanità per voci improprie.

Improvvisamente ci diranno che pur volendo non riescono a mantenere aperti gli ospedali e che bisogna privatizzare. Da quel momento lieviteranno ancora di più i costi per curarsi e molti cittadini dovranno rinunciare alle cure. Ricordatevi, a futura memoria, che state assistendo alla via italiana per trasformare un bene comune come la salute in una merce e quindi, trasformare un bene pubblico in un sistema privato su cui lucrare. Stiamo avviandoci al funerale del fu Sistema Sanitario Regionale”.

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