di Giovanni Minicozzi

Gli operatori socio sanitari assunti con partite IVA per fronteggiare la grave pandemia non mollano e annunciano un presidio permanente davanti alla sede della giunta regionale in seguito al netto rifiuto espresso da Florenzano e Degrassi a concedere una ulteriore proroga alla loro precaria condizione lavorativa. Come è noto il consiglio regionale all’unanimità aveva assunto  l’impegno preciso, avallato  dallo stesso presidente della Regione Donato Toma, per risolvere il problema dei 70 operatori socio sanitari.

“Non ci sono le condizioni normative per poter prorogare i vostri contratti e la politica vi sta prendendo in giro” ha dichiarato Florenzano nel corso dell’incontro con i rappresentanti dei lavoratori mandati a casa. Dal canto suo la commissaria Flori Degrassi ha aggiunto: “Vi abbiamo regalato già un mese in più e ora dovete andare a casa”.

Premesso che il lavoro non è un regalo soprattutto se riferito agli oltre 70 OSS che hanno assistito pazienti Covid per diversi mesi in condizioni di assoluta precarietà e rischiando la propria vita, questa brutta storia merita chiarezza. In sostanza la decisione di assumere il personale a partita IVA sembra essere una scelta consolidata dell’Asrem e del suo direttore generale Oreste Florenzano per poi avere,  verosimilmente, mano libera nella selezione degli addetti ai lavori da  assumere  tramite concorsi pubblici.

Peraltro ai lavoratori con partita Iva non è stato riconosciuto alcun punteggio aggiuntivo e/o preferenziale per la loro partecipazione ad una eventuale selezione pubblica. Sulla vicenda però pesa una evidente illegalità commessa da Florenzano e compagni. Infatti il rapporto di collaborazione con partite IVA presuppone l’autonomia gestionale dei fornitori d’opera. Nel caso dei 70 OSS invece la gestione dei loro turno di lavoro è stata predisposta e comandata dall’azienda sanitaria.

Questa circostanza, come riconosciuto in centinaia di sentenze emesse dai giudici del lavoro,  presuppone un rapporto di lavoro subordinato con tutte le conseguenze che esso comporta. In pratica potrebbe essere la magistratura ad accertare che l’attivazione dei contratti di collaborazione con partite IVA è stata solo  un espediente attuato dai vertici dell’Asrem per aggirare la normativa in materia di lavoro subordinato.

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