Sulla sanità il Molise può sperare solo sulle ordinanze del tribunale amministrativo che ristabilisce un minimo di normalità bocciando i provvedimenti di Donato Toma.
Perché l’unica cosa certa sull’ultimo provvedimento del Tar è proprio la bocciatura della struttura commissariale nei confronti delle strutture private accreditate.
Il problema di fondo che abbiamo in regione non è il rispetto del tetto di spesa che, ovviamente, va rispettato ma la tipologia e la qualità del contratto che si propone ai privati. Il problema cioè è che la Regione deve garantire ai cittadini la possibilità di accesso alle cure sia nel pubblico che nel privato convenzionato. Per questo i contratti non possono essere imposti ma prevedono un confronto con le parti in base ai servizi che le strutture possono e devono offrire.

Così come appare non accettabile che la Regione Molise o la struttura commissariale impongano limitazioni ai privati convenzionati sull’accesso ai pazienti di fuori regione essendo quelle prestazioni pagate totalmente dalle regioni di provenienza dei pazienti. Per questo il budget deve prevedere con varie formule la possibilità della mobilità attiva magari ricorrendo alla formula che io stesso avevo adottato nel periodo della mia presidenza ossia: il pagamento delle prestazioni agli extra regionali avveniva solo quando la regione di provenienza provvedeva al pagamento verso la Regione Molise. Questo modus operandi oltre ad essere un principio economico e finanziario consentito dalla legge è anche l’unica strada affinchè il Molise, viste le dimensioni demografiche, possa offrire servizi di qualità adeguati anche all’emergenza delle patologie tempo dipendenti per i molisani stessi. Perché ciò avvenga però è necessario che il commissario/presidente abbia la forza di rifiutare l’assurdo applicato solo in Molise e che prevede che la quantità della mobilità attiva sia regolamentata da accordi di confine che non sono realizzati in nessun’altra parte d’Italia.

L’ordinanza del Tar Molise, dunque, boccia Toma e si colloca sulle stesse posizioni espresse da me e dagli altri colleghi consiglieri (Micone, Cefaratti, Romagnuolo) firmatari della nota inviata ai ministeri, Prefetto e Procura e allo stesso Toma chiedendogli di correggere il tiro. Allo stesso Toma vorrei ricordare che il principio del dialogo e del confronto nella programmazione sanitaria deve essere sempre rispettato, anche dalla struttura commissariale così come stabilito dalla sentenza della Corte Costituzionale che bocciò il POS di Frattura. Gli atteggiamenti dispotici e sbagliati hanno sempre conseguenze negative e, nella sanità, anche assai dannosi per i cittadini. Sarebbe quindi opportuno, nel breve tempo che gli resta, che il commissario presidente cambiasse atteggiamento nell’affrontare la questione e, convocate le parti in causa, concordasse la modalità per il proseguo delle attività dei privati convenzionati.

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