Mentre a Roma si teneva il giuramento dei nuovi ministri per la formazione del nuovo governo a guida centrodestra, a Campobasso andava in scena la conferenza stampa congiunta del senatore Michele Iorio che insieme al presidente del Consiglio regionale Salvatore Micone e al vice presidente del Consiglio regionale Gianluca Cefaratti hanno annunciato alla stampa la loro presa di distanza dalle decisioni in materia sanitaria adottate dal presidente e commissario ad acta Donato Toma. Il tutto contenuto in un documento che è stato inviato ai ministeri affiancanti (Salute ed Economia), alla nuova delegazione parlamentare (i senatori Lotito e Della Porta, i deputati Cesa e Lancellotta), al Commissario ad acta Toma, all’eurodeputato Patriciello e al coordinatore del tavolo tecnico romano, la dottoressa Adduce.

Il documento, sottoscritto dai tre consiglieri regionali presenti in conferenza e da Aida Romagnuolo assente alla conferenza per motivi familiari, contiene una serie di criticità evidenziate sul POS 2022 – 2024. A partire dalla rete dell’emergenza per emorragia cerebrale dove si prevede il trasferimento dei molisani negli ospedali fuori regione a Napoli e Pescara, passando per la chiusura dell’emodinamica a Isernia che prevede il trasferimento dei pazienti colpiti da infarto dall’ospedale Veneziale di Isernia al Cardarelli di Campobasso. Ed ancora: la chiusura del punto nascita all’ospedale di Termoli fino ad arrivare alla creazione di una struttura di dipendenti a favore della struttura commissariale, pagati però dalla Regione Molise che viene definito sul documento un vero e proprio “conflitto di interessi”.

Oltre all’aspetto tecnico che “mette a rischio la vita dei molisani” sostiene l’ex presidente della Regione Michele Iorio, c’è anche l’aspetto politico: l’atto doveva essere condiviso con gli organi competenti, come da dettato della Corte Costituzionale (e si cita la sentenza 116/2020). In primis con le forze politiche della Regione Molise “che sono quelle che hanno consentito a Toma di ricoprire il ruolo di presidente di Regione” sostiene con tono critico il consigliere Cefaratti. Parla di mancato “garbo istituzionale” anche Salvatore Micone.

Politicamente l’accusa è univoca: Donato Toma deve condividere con gli eletti prima, la delegazione parlamentare poi, gli enti locali e tutti gli stakeholder della sanità le scelte che intende adottare sul Piano Operativo. Non può pensare di inviare il documento a Roma per la preventiva valutazione e portare tutti gli altri a conoscenza da una pubblicazione sul sito della Regione.

Per quanto riguarda la domanda che tutti hanno posto relativa ad una eventuale mozione di sfiducia, Iorio ha rimarcato la sua posizione “già nota” ritenendo utile al Molise mandare a casa Toma. Cosa resa ancor più necessaria vista la sua visione in tema di Salute.

Sulla stessa scia si sono posti anche Micone e Cefaratti.

La sfiducia però non può essere un atto lasciato alla mercè delle posizioni dei singoli. La questione dev’essere discussa da tutto il centrodestra: eletti in Consiglio ma anche dai partiti politici, anche questi messi alla porta dal presidente commissario visto il continuo mancato confronto.

“Se Toma andrà avanti con la firma su questo Pos, anche l’azione politica di dissenso non potrà che proseguire” si è affermato in via IV Novembre. Altrimenti verrebbe meno il tema principe che ha condotto all’affermazione netta della coalizione alle politiche dello scorso 25 settembre: l’elaborazione di un Decreto Molise che implichi una condivisione di scelte dal Molise a Roma. Un Decreto di cui si sono fatti carico i parlamentari eletti su territorio regionale ma che non prescindere da un confronto serio e fattivo degli attori politici regionali.

Resta ora da vedere: cosa farà Donato Toma sul POS 2022-2024? Trasformerà questo atto in un decreto del commissario ad acta o si fermerà per dar luogo al confronto tanto auspicato?

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