E’ prassi consolidata che per dare attuazione a provvedimenti impopolari, si preferiscono tempi in cui la gente è distratta da occasioni piacevoli della vita. Il periodo prediletto resta sempre la stagione estiva,quando quasi tutti sono presi a programmare viaggi,vacanze al mare,in montagna, …

Da qualche giorno si vive, con la Sanità regionale, un tipico esempio:l’annuncio della chiusura, a fine luglio, dei Punto di Primo Intervento (PPI H12) negli Ospedali di Comunità di Larino e Venafro.

Quanto annunciato era già contemplato nell’atto aziendale dell’ASREM, con l’attuazione della riconversione degli ospedali “Vietri” di Larino e “SS Rosario” di Venafro, in – Ospedali di Comunità -, prevista nel P.O.S. 2015-2018, in rispetto al DM 70/2015 e attuazione del famigerato Decreto Balduzzi.

In base a queste norme, un Ospedale di Comunità non ha i requisiti per poter avere un Pronto Soccorso, mentre per il tutto il tempo necessario alla riconversione, viene dotato di un  Punto di Primo Intervento, operante H12, e supportato dal personale sanitario del 118.

Ad oggi, salvo che la riconversione non è stata completata, quanto annunciato, e per quant’altro è compreso nella citata programmazione, è, putroppo, inappellabile. Ciò perchè il P.O.S. 2015-2018 è stato approvato con Legge dello Stato, lo scorso anno dal Governo Gentilone (centrosinistra) su richiesta del Commissario ad Acta e, allora, Presidente Frattura (centrosinistra), facilitata, forse, dalla cosiddetta “filiera istituzionale”.

Il P.O.S., è stato redatto dalla struttura Commissariale, in accordo con il Tavolo Tecnico Interministeriale e con i Ministeri della Salute e dell’Economia, essendo il Molise commissariato e in piano di rientro, per il deficit sanitario, da oltre dieci. Detta programmazione è stata poi “blindata” con l’approvazione in legge dello Stato, rendendo così non possibile ricorre alla Giustizia Amministrativa, evitando ogni ostacolo nella fase di attuazione della programmazione stessa.

Simile procedimento è stato già praticato in passato dall’ex Presidente Iorio, che, all’epoca, subodorando la sua estromissione con la nomina, da parte del Governo nazionale, di un nuovo Commissario ad Acta, inserì in una legge regionale il Piano Sanitario Regionale, a suo tempo redatto dal Consiglio regionale. In tal modo, con i vari ricorsi al TAR promossi da associazioni, comitati,…, sono stati annullati e resi inapplicabili i provvedimenti amministrativi emessi dai vari Commissari, in contrasto con quanto con quanto previsto nel PSR.

Da quanto emerge, sembra che l’ex Presidente Frattura, da “discepolo” intelligente, nel ripercorrere le ombre del suo predecessore, ha superato il “Maestro”.

Un risultato positivo che l’annuncio di chiusura dei Punto di Primo Intervento, ha prodotto è l’aver riportato la giusta attenzione sul problema Sanità nella nostra regione, settore importante economicamente in quanto rappresenta oltre l’80% dell’intero bilancio regionale, ma soprattutto per i servizi utili e di primaria  importanza  per i cittadini.

In pratica i cittadini chiedono principalmente di non dover attendere molte ore al Pronto Soccorso; di non aspettare mesi o anni per un eco doppler, o tempi lunghissimi per la tac o risonanza magnetica; di avere una rete di emergenza urgenza efficace ed equa per trauma, ictus e cuore; di non dover pagare super ticket per servizi per cui ha già pagato con le tasse; di non doversi rivolgere a proprie spese a strutture private per le ricerche diagnostiche, di non affrontare i cosiddetti viaggi della speranza. I cittadini chiedono un servizio sanitario regionale in rete costituito da strutture pubbliche, come  fulcro, integrate, a completamento, con quelle private in forma non concorrenziali.

Inoltre, i cittadini chiedono, e si aspettano, che venga prima realizzata la sanità territoriale, quella dei servizi di prossimità, quella che solo se potenziata e resa efficiente può consentire la tanto auspicata deospedalizzazione.

In ogni occasione e con ogni mezzo, il nostro Comitato ha sempre sostenuto che per poter risolvere  le tante criticità presenti, occorre chiedere con forza  al Governo nazionale la modifica del famigerato decreto Balduzzi, e il DM 70/2015 (Definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera), che con solo 320.000 abitanti vede il Molise privato del Dea di II° Livello, e avere un solo Ospedale con Dea di I° Livello, e la chiusura di molti reparti, e la riduzione di specialistiche.

Finora a nulla è servito avere recriminato, per quattro anni, l’assenza dell’ex Presidente Frattura alla seduta conclusiva della Conferenza Stato regioni, consentendo l’unanimità richiesta, e dare il definitivo via libera al famigerato decreto Balduzzi e atti seguenti.

Riteniamo sia giunto il momento di intraprendere altre azioni per ottenere la modifica del citato decreto, per dare soluzioni  alle criticità presenti, per di più generate dall’attuazione del P.O.S. 2015-2018. Inoltre si avranno le buone premesse per redigere la nuova programmazione sanitaria regionale per il prossimo quadriennio (2019-2022), ridisegnando ruoli e servizi delle strutture sanitarie distribuite nell’intero territorio regionale.

Riteniamo che il momento è propizio, avendo un nuovo Ministro della Salute, espressione del M5S, stesso movimento che in Molise alle ultime elezioni politiche ha ottenuto ben quattro dei cinque componenti la delegazione parlamentare. Inoltre da quanto emerge dagli organi di comunicazione, sembra che anche il neo Presidente Toma e la sua maggioranza, nutre buone affinità con la Lega, altra forza politica che in Molise ha ottenuto alle ultime elezioni politiche e regionali buoni risultati e rappresentanza. Entrambi queste due forze politiche costituiscono l’attuale nuovo Governo nazionale, definito di “cambiamento”. Premesse che fa sperare il Molise in una giusta considerazione, e in un benevole “trattamento”.

Dal verbale dell’ultima seduta di confronto con il Tavolo Tecnico Interministeriale e i due Ministeri affiancati, risulta che anche nell’anno 2017 si è avuto un disavanzo di gestione di oltre 34 milioni di euro, che tolto quanto incassato con la tassazione regionale aggiuntiva (IRPEF, IRAP, Accise, …) resta comunque un disavanzo di oltre 14 milioni di euro, e che solo grazie all’ultima rata (18 milioni di euro del contributo di solidarietà concesso (complessivamente di 72 milioni di euro per gli anni 2015-2016 e 2017), dalle altre regioni per agevolare il piano di rientro e giungere all’obiettivo del pareggio di gestione alla fine del triennio. L’obiettivo in tal modo è stato raggiunto, ma visto il sostanzioso disavanzo nel 2017, tutto lascia pensare che sarà molto difficile ottenere il pareggio di gestione per il corrente 2018. Per tanto sarà opportuno pensare di chiedere un ulteriore sostegno alle altre regioni e/o al Governo nazionale.

Nello stesso tempo, però, anche il Presidente Toma dovrà assumere ulteriori iniziative, forte anche dalla propria esperienza professionale, individuando nelle pieghe del bilancio regionale, alcuni milioni di euro da investire per il Settore Sanità, o diversamente contrarre un apposito nuovo mutuo. Questi nuovi fondi sono indispensabili per investire, con immediatezza, nel personale con nuove assunzioni, oggi possibile dopo lo sblocco del turn over, e nel rinnovamento e potenziamento tecnologico delle strutture e apparecchiature sanitarie. Ciò porterà, di certo, risultati positivi: crescita della produttività e qualità dei servizi sanitari per i cittadini, con la  riduzione delle liste di attesa, della mobilità passiva,…. Alla fine sarà possibile ridurre e/o eliminare costi aggiuntivi che da anni gravano sui molisani: ticket, IRPEF, IRAP,accise,…

Per giungere a positivi risultati, occorre compattezza da parte di tutti: parlamentari, consiglio regionale, sindaci, sindacati, rappresentanti di categorie, associazioni e movimenti civici, ….

E’ il momento di accantonare il senso, pur se nobile, di appartenenza politica e/o territoriale. Dobbiamo tutti sentirci impegnati in questa “battaglia”, che per il Molise è madre di tutte le battaglie! Dall’esito dipende la tanto, e da tutti, conclamata “autonomia regionale”. Senza cogliere un positivo risultato, non resta che lesinare accoglienza in una magro regione, evitando di essere divisa a brandelli, e preda  delle regioni limitrofe, come già da tempo è stato prospettata in alcune proposte parlamentari.

Questo Comitato, che in questi giorni matura i suoi primi cinque anni della costituzione, come per il passato, rinnova il massimo impegno, continuando a portare il proprio contributo, nel rispetto dei ruoli, dei limiti e delle capacità, per queste problematiche e nell’interesse esclusivo del Bene Comune.

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