Anche Ripabottoni dedica una centrale area pubblica a mons. Tria

Da Giuseppe Mammarella, Direttore dell’Archivio Storico Diocesano di
Termoli/Larino, perviene la circostanziata documentazione scritta che si ospita ben
volentieri, attesa la puntuale opera di ricerca del personaggio : “Pure Ripabottoni –
attacca il nostro- ha deciso di intestare la centralissima area pubblica antistante la
monumentale chiesa madre al benemerito Vescovo-Storico di Larino mons. Giovanni
Andrea Tria. La cerimonia, che prevede, tra l’altro, lo scoprimento della lastra
marmorea che indica l’intitolazione, avverrà nel tardo pomeriggio di domenica 7
maggio prossimo. Il Consiglio comunale del centro basso-molisano, “ritenuto […] di
manifestare riconoscenza a mons. Giovanni (Andrea) Tria e perpetuare in modo
tangibile il suo ricordo per l’operato reso in favore della comunità di Ripabottoni
[…]”, con delibera del 29 novembre scorso (2022), approvata all’unanimità, stabilì di
intitolargli l’ampio spazio “antistante alla Chiesa ‘Santa Maria Assunta’, fino alla
fontana comunale […], attribuendo all’area la denominazione di ‘Piazza mons.
Giovanni Andrea TRIA’ […]”. Mons. Tria, Vescovo di Larino dal 1726 al 1741, vantava
una personalità riformatrice, vigorosa e decisa, tanto da essere considerato uno dei
maggiori personaggi vissuti nel Settecento. Tenne corrispondenza con soggetti
ragguardevoli, tra cui Sant’Alfonso Maria de’ Liguori ed ebbe incarichi importanti. Le
sue non comuni qualità, vennero notate, in particolare, anche dai Papi Benedetto
XIII (1724-1730), Clemente XII (1730-1740) e Benedetto XIV (1740-1758) dei quali fu
uno dei più stretti collaboratori. Il primo, conosciuto ai tempi della comune
appartenenza all’Accademia dell’Arcadia, ispirò mons. Tria ad averlo come modello
della propria attività pastorale, tanto da indurre la stessa Accademia ad affidargli il
delicato incarico di scriverne la biografia (tra le primissime) data alle stampe a Roma
nel 1751. Il secondo gli confermò, tra l’altro, l’incarico di predisporre un piano
riguardante il riordino delle diocesi del Regno di Napoli che s’intendeva attuare con
il Concordato borbonico del 1741. Il terzo lo nominò Arcivescovo Titolare di Tiro
obbligandogli di fissare definitivamente il proprio domicilio in Roma per averlo
scelto come uno dei suoi più validi aiutanti. Autore di varie ed importanti
pubblicazioni, tra cui le “Memorie Storiche Civili ed Ecclesiastiche della Città e
Diocesi di Larino, Metropoli degli Antichi Frentani…”, date alle stampe a Roma nel
1744, lasciò un segno marcato della sua opera in ogni centro dell’antica e gloriosa
circoscrizione ecclesiastica larinese. Il compianto Giovanni Lepore, nelle sue “Note
per una storia della comunità di Ripabottoni” (Bergamo 1994) manifesta a mons.
Tria un particolare “debito di riconoscenza” ed afferma che “si deve al (suo) felice
incontro” con il ‘Signore’ di Ripabottoni Paolo Francone “se un prezioso retaggio di

memorie e testimonianze sulle vicende storiche” del centro basso-molisano “siano
sfuggite ad una irreparabile dispersione”. I rapporti tra mons. Tria e la famiglia
Francone, proprietaria di Ripabottoni sin dal 1675 (a tal proposito si veda anche la
pubblicazione di Gabriella Paduano e Gabriele Tamilia, “I principi Francone nel
Contado di Molise”, Campobasso 2021), furono molto stretti, come testimonia
anche la nutrita documentazione custodita nell’Archivio Storico Diocesano a Larino.
Mons. Tria s’incontrò spesso prima con Francesco Antonio, secondo titolare del
feudo, e poi col figlio Paolo junior che si recò spesso in Larino per esaminare i vari
problemi pertinenti la vita della “Ripa”. A proposito della bella chiesa madre di
Ripabottoni dedicata all’Assunta, “l’insigne Presule” nelle sue note “Memorie…” così
si esprime: “A vista della […] Chiesa Matrice, che ritrovassimo così sconcia, e
incapace, uniti al nostro sentimento quello del […] Sig. Marchese (Paolo Francone n.
d. a.), e i prieghi dell’Arciprete, Clero, e Popolo, fu stabilito formarsene altra più
capace, e decorosa. Infatti fu diroccata la cadente Chiesa di S. Rocco, posta in
pubblica piazza, e col disegno del celebre Architetto Signor D. Ferdinando Sanfelice,
Patrizio Napolitano […] fatta la benedizione della prima pietra li 6 Maggio 1731 […],
si diè principio alla medesima a tre navi […], e comprate, e diroccate altre fabbriche
vicine, in questo anno 1744 già si è terminata, e compita, ornata di stucchi…”. Allo
scopo di continuare a seguire le molteplici opere iniziate nella diocesi frentana,
mons. Tria si adoperò per la nomina dei suoi due immediati successori tra cui mons.
de Laurentiis che consacrò, nel 1761, il sacro edificio ripese anche se già funzionante
da almeno tre lustri”.

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