Il Governo Monti si sta accingendo ad approvare un disegno di legge delega per “riformare” il mondo del lavoro al fine di promuovere uno sviluppo armonico del Paese e un incremento dell’occupazione.

Il Governo vuol raggiungere questo ambizioso obiettivo liberalizzando i licenziamenti, riducendo gli ammortizzatori sociali e appesantendo le imprese di ulteriori oneri sociali.

Se queste sono le premesse attendiamoci un futuro spaventoso.

Una breve premessa. Nel nostro Paese il mondo del lavoro è stato stravolto con l’avvento della riforma Biagi, una riforma che ha introdotto anche nel mondo del lavoro il concetto di liberismo, una teoria che vede nel libero mercato una forma di lavoro flessibile che negli anni è sfociato in drammatiche forme di precariato che impediscono ai giovani di progettare un futuro dignitoso. Bene fa il Governo ad intervenire in questo delicato settore, ma lo fa in modo errato, perché invece di rivedere i presupposti  che devono regolamentare la flessibilità del lavoro, propone di aumentare l’onere contributivo a carico delle aziende che ricorrono a forme di lavoro diverse da quelle a tempo indeterminato. Non solo, prevede anche che in caso di risoluzione del rapporto di lavoro, l’azienda versi all’INPS una sorta di penale pari al 50% di un salario per tre anni, così da incrementare un fondo da utilizzare per gli ammortizzatori sociali. In questo modo lo Stato scarica sui bilanci aziendali un ulteriore onere che viene distolto dalle attività di programmazione e di investimento delle imprese.

Quanto alla riforma degli ammortizzatori sociali, la proposta governativa va anch’essa contro i lavoratori.  Con l’abolizione della mobilità e della cassa integrazione in deroga, sostituite con l’assicurazione sociale per l’impiego, si procura un danno ai lavoratori perché la nuova assicurazione sociale e di durata più breve e tiene fuori i giovani lavoratori precari. Per la cassa integrazione straordinaria si prevede che per la sua erogazione le imprese in crisi dicano se al fine del percorso ci sarà o meno il risanamento aziendale. Come dire, la cassa integrazione straordinaria è abolita. La conseguenza di questa nefasta proposta, qualora dovesse diventare legge,  non sarà altro che un incentivo ai licenziamenti di massa.

In questo contesto il Governo usa un metodo deplorevole, quello della propaganda e delle pseudo ideologie, riconducendo il tutto all’articolo 18, nel tentativo di annebbiare gli iniqui provvedimenti che si vogliono adottare e facendo passare l’idea che il male del mondo del lavoro italiano è l’articolo 18. Modificare l’articolo 18 non porterà nessun vantaggio alla nostra economia ed al mondo del lavoro, la modifica non la vuole nessuno, né il mondo dei lavoratori né tanto meno quello dell’industria che da settimane va ripetendo che il problema dell’articolo 18 non esiste.

Il problema esiste, però, per il Ministro Fornero che dopo aver divelto il sistema pensionistico italiano versandoci su anche qualche lacrimuccia, adesso silura lavoratori e imprenditori con provvedimenti drammatici lasciandoli passare come investimento per il futuro, per quale futuro non lo ha ancora chiarito.

Il costo del lavoro è il vero problema del mondo lavorativo italiano, nelle tasche dei lavoratori arriva circa la terza parte del costo totale a carico delle aziende. La Fornero e l’intero Governo prendano atto di questa situazione e se non hanno idee e programmi per affrontare queste problematiche si facciano da parte e lascino il posto agli eletti dal popolo.

Il Governo si preoccupi e affronti con priorità e impegni i temi della corruzione, dei tagli agli sprechi dell’apparato politico, del sistema delle tangenti, della patrimoniale, delle frequenze televisivi, dello scudo fiscale, della riforma elettorale e la smetta di colpire sempre e in qualunque momento gli stessi, le fasce più deboli della società.

Vada a prendere le risorse dove sono annidate, oltre il 50% della ricchezza italiana è nelle mani di appena il 10% della popolazione italiana alla quale il Governo Monti ha lasciato intatti i privilegi.

Il Governo sta provocando e alimentando fratture e rotture sociali difficilmente rimarginabili, mettendo l’una contro l’altra grandi categorie di lavoratori, seminando tra la società dissidi e contrapposizioni nocive per gli interessi collettivi.

Il Governo delle banche lasci stare i lavoratori, i piccoli artigiani e piccoli commercianti che stentano ad andare avanti in un momento di crisi spaventosa, di cui non ne ha percezione nè il presidente Monti nè il Governo da lui presieduto.

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