Il governo sta cercando di suscitare paura negli italiani, nelle cancellerie europee e sui mercati. Il premier ha le idee molto confuse e dal palco della ‘Leopolda’ è tornato a personalizzare il referendum: “Ci giochiamo tutto, se vince il ‘No’ non ci sono margini per governicchi o governi ponte”. Leggendo tra le righe si potrebbe pensare all’ipotesi di elezioni anticipate, ma si sa: in Italia per la politica è meglio non far votare gli italiani.

renzi

Tra meno di mese conosceremo l’esito del referendum, e solo dal 5 dicembre si apriranno i giochi di potere per la scalata a Palazzo Chigi. Alcuni esponenti del governo, tra cui Padoan (ministro dell’economia), forse intimoriti dai sondaggi, hanno deciso di giocare la carta della paura per fare pressioni sugli elettori. L’unica certezza che abbiamo è che se vince il ‘Si’ o vince il ‘No’ per gli italiani non cambia nulla. Per Renzi il 2017 sarà un anno decisivo e ammette che l’esito della consultazione avrà effetti sull’esecutivo: “Volete arrivarci con un’Italia delle idee o con un governicchio tecnichicchio?” Così ha gridato dal palco della Leopolda.

Il fronte del ‘No’ è composto, secondo Renzi, da chi vuole difendere i privilegi e chi punta a tornare al potere. Padoan ha detto: “Lo spread italiano sta risalendo perché i mercati temono lo stop alle politiche economiche del Governo”. Poletti (ministro del lavoro): “Se vince il no clima di incertezza”. Il governo fa male a giocare la carta della catastrofe, evidentemente i sondaggi non vanno nella direzione giusta, per cui è meglio far presagire il peggio. Il premier è tornato a tuonare contro la minoranza del Partito.

Questo referendum sembra una resa dei conti tutta interna al PD. Se vince il ‘Si’, Bersani e le sue truppe cammellate saranno condannate al silenzio e messe in un angolo. Se vince il ‘No’, Renzi sarà messo sulla graticola e rosolato a fuoco lento. Il presidente del Consiglio ha spaccato il partito cambiando il modo di fare politica, con il suo atteggiamento arrogante e cattivo ha sbagliato tutto e ne potrebbe pagare le conseguenze. Solo Cuperlo, si è fidato, per adesso, dell’accordo sulla legge elettorale; gli altri della minoranza PD non sono caduti nel tranello. Appuntamento, dunque, al 5 dicembre quando la resa dei conti sarà (in qualche modo) certa.

Il giovane Matteo è riuscito anche ad ottenere un altro risultato con la sua politica da uomo solo al comando: è riuscito a dividere ancora di più il Paese, in un momento in cui c’è bisogno di unità per affrontare le sfide del futuro. Chi punta sulla paura per raggiungere un risultato è un debole, ma chi gli crede lo è due volte. Il premier ha bisogno di una batosta per tornare con i piedi sulla terra o rischia di diventare pericoloso. Ovviamente, se dovesse vincere il ‘Si’, tutto questo discorso sarà inutile.

Nessuno fermerà più il bullo di Rignano sull’Arno, avrà vinto lui, tutti zitti e capo chinato a celebrare il caro leader. Il premier andrà avanti a gonfie vele tra annunci, promesse e ed elargizione di denari a tutti per mantenere il consenso. Punterà ad un secondo mandato nel 2018 e vorrà vincere con un’ampia maggioranza. Se vince il ‘No’ e Renzi decide di andar via, qual è l’alternativa? E qui la faccenda si complica: un centro-destra disastrato o un Movimento 5 Stelle di dilettanti allo sbaraglio? Comunque vada, per gli italiani, saranno ‘volatili per diabetici’.

Nibbio

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