L’intervento del penalista Cecanese

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Da pochi giorni è iniziata la raccolta delle firme per il referendum in tema di riforma della giustizia. Una necessità da tempo auspicata ma mai realizzata concretamente.

Pertanto, rivolgo l’invito a tutti i cittadini del Molise a recarsi  presso i numerosi gazebo collocati nelle varie piazze dei comuni molisani per firmare i 6 quesiti referendari proposti dal Partito Radicale e dalla Lega.

E’, infatti, importante riformare la struttura del CSM (organo di autogoverno dei magistrati che ne regola la carriera) per consentire ad ogni magistrato di candidarsi senza la necessità di raccogliere le numerose firme per la propria candidatura: in questo modo si eliminano le varie “correnti” che sono diventate, di fatto, dei veri partiti capaci di influenzare le decisioni dell’organo … “Basta con i casi Palamara”.

E’importante modificare i poteri della magistratura in modo che il magistrato che sbaglia “paghi direttamente” alla stessa stregua di un pubblico funzionario. Tra l’altro, anche la valutazione del magistrato, deve essere, necessariamente, rimessa ad un organo eterogeneo composto non solo da magistrati ma, anche, da professori universitari e da avvocati in modo tale da garantire una equa decisione.

E’, inoltre, fondamentale modificare l’assetto strutturale della magistratura in modo da garantire la netta “separazione delle carriere” così da evitare che magistrati inquirenti possano espletare le funzioni del magistrato giudicante.

La commistione delle funzioni, infatti, conculca la terzietà e la trasparenza del magistrato: “chi accusa non può (poi) giudicare” poiché la contiguità dei ruoli compromette il fisiologico antagonismo tra poteri, vero presidio di efficienza del sistema democratico.

Nell’ambito della riforma della giustizia rappresenta un’esigenza primaria quella di “porre dei limiti agli abusi della custodia cautelare personale”  strumento afflittivo ed ampiamente limitativo della libertà personale. Uno dei suoi presupposti “la reiterazione del medesimo reato” rappresenta il leit motiv per giustificare l’uso e, molto spesso, “l’abuso” salvo, poi ad assistere a processi che si concludono con l’assoluzione dell’imputato.

La custodia cautelare personale non può (e non deve) essere utilizzata in modo strumentale per ottenere la confessione dell’indagato e non si deve sostanziare in una forma di anticipazione della pena.

 Quest’ultima, invero, deve essere la naturale conseguenza di un accertamento di responsabilità che avviene nel dibattimento e non prima di esso cioè durante le indagini.

L’Italia è il quinto Paese dell’Unione Europea con il più alto tasso di detenuti in custodia cautelare: il carcere rappresenta un esperienza drammatica capace di incidere negativamente sull’immagine, sulla sfera professionale e sulla famiglia di chi vi è sottoposto e, per questo, non si giustifica la limitazione della libertà se non in casi veramente eccezionali.

E’, infine, opportuno abrogare la c.d. legge Severino che, di fatto, vieta a chi viene eletto democraticamente di esercitare la propria funzione in caso di condanna per determinati reati ovvero ne impedisce la candidatura.

Bisogna eliminare ogni forma di automatismo  tra condanna ed esercizio del potere democratico per cui solo la sentenza di condanna diventata definitiva può giustificare la preclusione di tali prerogative.

Avv. Gianfederico Cecanese – Lega

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