La nuova geografia provinciale del benessere, che va da Trieste a Crotone nella classifica generale della 32ª edizione della Qualità della vita, si candida a diventare una bussola per orientare investimenti e progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Una cartina di tornasole delle disuguaglianze, accentuate dalla pandemia, da cui è necessario partire per attuare in modo efficace le tre missioni trasversali del Piano: ridurre i divari territoriali e di genere e aumentare le opportunità per i giovani.
La classifica 2021 della storica indagine del Sole 24 Ore premia la provincia del capoluogo giuliano, già salita negli ultimi due anni al quinto posto della graduatoria annuale. Oggi conquista anche il primato nell’indice tematico di «Cultura e tempo libero», arriva seconda in «Affari e lavoro» e quarta in «Ambiente e servizi». Sul podio inoltre torna Milano, dopo la scivolata fuori dalla top ten nel 2020 per effetto del Covid, e Trento resta solida al terzo posto.

Tra le prime dieci si incontrano sette province del Nord-Est: Bolzano (5ª), Pordenone (7ª), Verona (8ª) e Udine (9ª) che confermano la loro vivibilità e Treviso (10ª) è l’unica new entry, anche grazie al primato nella Qualità della vita delle donne, l’indice presentato per la prima volta quest’anno per mettere al centro le tematiche di genere nella ripresa post-pandemia.

Confermate nella top ten anche Aosta (4ª) e Bologna (6ª). Il capoluogo emiliano, in testa nell’edizione 2020, scende di qualche posizione ma conquista il primo posto in «Demografia, società e salute» soprattutto grazie agli elevati livelli di istruzione della popolazione. I bolognesi sono primi per incidenza di diplomati (il 76,8% dei residenti tra i 25 e i 64 anni) e terzi – a pari merito con Trieste – per numero di laureati (il 41,8% tra i 25 e i 39 anni).

Il Molise, che considera sei classifiche di settore (ricchezza e consumi; affari e lavoro; ambiente e servizi; demografia e salute; giustizia e sicurezza; cultura e tempo libero) e quindici parametri, con Campobasso subisce il maggior declino, perdendo ben 26 posizioni e scivolando all’80esimo posto, un gradino sopra Isernia, che pure peggiora, con 3 posizioni perse. L’inabissamento nel capoluogo molisano si vede soprattutto nell’aspetto demografico, in quello legato alla sicurezza e su cultura e tempo libero. Quest’ultimo parametro e il dato sul lavoro (già sofferente e che scende di ulteriori 12 posizioni) concorrono in particolare a far piombare Campobasso così in basso. Resistono la ricchezza pro capite, i consumi, l’ambiente e i servizi. Un declino peggiore in Italia lo ha subito solo Pesaro-Urbino (-38 posizioni, scivolando alla 56esima).

CAMPOBASSO

ISERNIA

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