di Giovanni Minicozzi

Sono passati circa tre anni dal terremoto del mese di agosto del 2018 che colpi diversi comuni del basso Molise ma ad oggi la ricostruzione pesante non è mai partita. Dopo i primi interventi finanziati dal dipartimento nazionale della protezione civile con circa nove milioni di euro  e gestiti dall’architetto Giuseppe Giarrusso,  allora capo del dipartimento regionale e poi estromesso da Toma, nell’area del cratere sismico è tutto bloccato, o meglio la ricostruzione “pesante” non è mai partita.

Il governo Conte ha finanziato la ricostruzione pubblica e privata con circa 40 milioni di euro ma, non si capisce per quale misterioso motivo,  i soldi restano custoditi nella cassaforte della Regione anzicché impegnarli per risolvere i problemi a centinaia di persone sfollate. Col il DPCM del 16 luglio 2020 il presidente Conte nominò il presidente della Regione Donato Toma commissario straordinario per la ricostruzione ma a distanza di un anno tutto tace e non si  muove foglia.

Alcune settimane addietro il commissario Toma promise ai sindaci del cratere un suo imminente sopralluogo che, ovviamente, non c’è stato. In quella occasione Toma  superò se stesso promettendo un contributo forfettario di circa 90 mila euro da consegnare direttamente ai proprietari delle case inagibili per la ricostruzione. Evidentemente il commissario non conosce le regole per assegnare i contributi per i quali è necessaria una regolamentazione della struttura  che deve essere approvata dal dipartimento nazionale  della protezione civile oltre che la predisposizione dei progetti esecutivi per ciascuna abitazione da ricostruire. Ad oggi non risulta nulla di tutto questo e, dunque, nel breve periodo la ricostruzione resterà bloccata ed i soldi stanziati inutilizzati.

Peraltro dopo un lungo periodo di ingiustificato silenzio gli sfollati ed alcuni sindaci di sono svegliati e hanno chiesto  risposte urgenti ma Toma resta con la bocca cucita. Il particolare Giorgio Manes sindaco di Montecilfone , il comune più colpito dal sisma, da noi interpellato  sulla attuale situazione ha rilasciato la seguente dichiarazione:

“STIAMO SUBENDO ANCORA GRAVISSIMI PROBLEMI  TUTTI I GIORNI , LA GENTE MI CHIEDE COSA ACCADRÀ IN FUTURO NELLA NOSTRA COMUNITÀ. COME SARÀ  GESTITA LA RICOSTRUZIONE. I CITTADINI VOGLIONO ASSOLUTAMENTE  RIENTRARE  NELLE PROPRIE ABITAZIONI. SERVE UNA SVOLTA DALLA REGIONE ALTRIMENTI  SARÒ COSTRETTO AD ASSUMERE UNA  posizione critica nei riguardi  di chi sta gestendo  la ricostruzione. Abbiamo ancora una cinquantina  di famiglie  fuori  casa. Il famoso  Serbatoio  dell’acqua  è  stato  messo in sicurezza ma non ancora viene collaudato …  Unica chiesa inagibile. Comune inagibile e diverse attività  commerciali  che attendono risposte. Ormai noi SINDACI  ATTENDIAMO  RISPOSTE …..:

Aspetta e spera ma intanto il prossimo 16 settembre scadrà la fase dell’emergenza con il rischio della cancellazione dei contributi fin qui destinati agli sfollati per pagare i fitti relativi all’autonoma sistemazione. A completare il desolante quadro  si aggiunge la ricostruzione bloccata da due anni anche nei comuni del cratere sismico del 2002.

I terremotati dovranno attendere il risveglio del commissario dal lungo letargo.

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