di Giovanni Minicozzi
Leggendo, rileggendo e studiando le oltre 150 pagine del piano operativo sottoscritto dal commissario Donato Toma e approvato dai ministeri competenti emergono tutte le criticità e i tagli inevitabili a danno degli ospedali pubblici molisani.
Le diverse convenzioni previste nel documento con i nosocomi di Benevento, Foggia, Napoli e Vasto rappresentano con tutta evidenza la resa della Regione che, di fatto, ha rinunciato a difendere il servizio sanitario locale.
Peraltro il piano sanitario non solo prevede la chiusura di alcune specialità al Veneziale di Isernia e al S.Timoteo di Termoli ma cancella ogni possibilità di potenziamento del Cardardlli per poter assolvere al ruolo di Hub regionale in particolare per poter assistere persone colpite da gravi patologie tempo-dipendenti, adulti o bambini che siano.
Dal canto suo il commissario Toma, dopo aver scaricato le responsabilità sul suo predecessore Angelo Giustini, nelle imbarazzanti dichiarazioni pubbliche ha negato l’evidenza e ha provato a promettere l’Eden sanitario con il prossimo piano operativo 2022/2024 che, verosimilmente, non verrà redatto dalla sua persona.
Paradossalmente il piano approvato nei giorni scorsi penalizza anche le strutture private accreditate come nel caso dell’ictus emorragico da curare all’ospedale Rummo di Benevento anzicché al Neuromed o di delicati interventi chirurgici pediatrici da eseguire al Santo Bono di Napoli invece che al Bambin Gesù di Roma.
Da sottolineare che i trasferimenti in direzione Napoli, Foggia, Benevento e Napoli dovranno avvenire senza alcuna disponibilità del servizio di eliambulanza.
Intanto al Cardarelli di Campobasso permangono le criticità già segnalate dal NAS, ovvero percorsi misti e terapie intensive destinate a pazienti Covid e a malati cronici.
A dividere i due ambienti un muro finto di cartongesso non idoneo a impedire la circolazione del virus. Alcuni anestesisti hanno segnalato tale pericolo con una nota inviata dai loro avvocati a chi di dovere ma nulla è stato risolto poiché secondo i vertici dell’Asrem sarebbe tutto regolare .
In sostanza si tratta della prima sperimentazione mondiale nell’utilizzo di un reparto di terapia intensiva per pazienti Covid e non Covid mentre la Torre degli asinelli resta un’araba Fenice e i container inutilizzati.