La Rai deve permettere l’accesso agli atti dei suoi dipendenti, affinché conoscano le modalità e i criteri di scelta per le promozioni e le attribuzioni di incarichi dei colleghi. Il servizio pubblico radiotelevisivo non può semplicemente rispondere di non aver alcun documento, deve anche spiegare quali leggi le permetterebbero di non formare documentazione scritta sugli iter decisionali, assumendosene la responsabilità.

A sentenziarlo è il Tar del Lazio che sancisce con chiarezza come la Rai sia soggetta alla legge anticorruzione e trasparenza.

I fatti riguardano una giornalista del TG1, che qualche tempo fa aveva chiesto all’azienda, al Comitato di Redazione e al Direttore del TG1 dell’epoca, Giuseppe Carboni, di avere accesso ai seguenti documenti: la comunicazione formale, obbligatoria e preventiva che il Direttore avrebbe dovuto fare al CdR; i criteri di valutazione, preventivamente comunicati al Cdr, che avrebbero consentito la valutazione dei candidati e la scelta dei colleghi da promuovere o a cui conferire incarichi ad personam; i verbali dei colloqui intercorsi con i candidati risultati prescelti; il curriculum e il giudizio espresso nei confronti dei candidati; l’interpello per la promozione a Vicecaporedattore della redazione Cronaca; di Capo Servizio della redazione Coordinamento e Impaginazione; Vicecaporedattore della redazione Politico; di tre Capo Sevizio della redazione Unomattina; di Vicecaporedattore alla redazione Cultura; di affidamento conduzione del TG1 edizione 16.30 e rubrica di Economia; di promozione a Vicecaporedattore e a Caposervizio agli Speciali; promozione ad personam a Caporedattore e a due Vicecaporedattori; affidamento trasmissione Unomattina Estate per il TG1.


Se da una parte la RAI aveva risposto che i documenti richiesti erano inesistenti, dall’altra, contraddittoriamente, il Cdr del TG1, dopo aver interpellato il direttore Carboni, aveva comunicato che quest’ultimo aveva già trasmesso le schede di valutazione dei promossi al responsabile del personale. Due risposte in contrasto, una delle due parti non stava dicendo il vero.

Per questo diniego di accesso, addirittura su presupposti contraddittori, la giornalista, assistita dall’avv. Vincenzo Iacovino, si è rivolta al TAR Lazio che con decisione di qualche giorno fa ha accolto il ricorso riconoscendole il diritto di avere tutta la documentazione.

Il TAR, nel sottolineare che la Rai, quale gestore del servizio pubblico radio televisivo, è soggetta alla disciplina dell’accesso documentale, ha sancito soprattutto che lo svolgimento del servizio pubblico e la destinazione delle sue risorse economiche avviene anche attraverso l’impiego del personale giornalistico, tramite selezione. Di conseguenza la conoscenza della relativa documentazione è fatto la giornalista ricorrente, dunque, ha diritto di conoscere i criteri di valutazione dei propri colleghi, a lei preferiti dalla direzione di testata per le promozioni e per l’attribuzione degli incarichi, al fine di valutare se ci siano state violazioni di regole prestabilite e il conseguente pregiudizio della sua crescita professionale.

Per il TAR la scelta discrezionale fatta dal direttore di testata non esclude la possibilità che gli interessati verifichino la corretta applicazione delle regole che disciplinano a monte la formazione delle graduatorie.

Su tali presupposti il TAR ha disposto che la Rai debba consentire alla giornalista ricorrente l’accesso agli atti e ai documenti richiesti entro 30 giorni. Qualora la Rai insistesse nel dire che non possiede alcun documento, sempre secondo il Tar, dovrà precisare quali siano le fonti normative che le impedirebbero la formazione dei documenti richiesti con dichiarazione di responsabilità.

Dalla posizione contraddittoria della RAI e del Direttore del TG1 si evince chiaramente come la Rai non abbia fatto alcun interpello e come alcuna informazione preventiva sia stata data al Cdr circa i criteri seguiti per promozioni e incarichi, con palese violazione della legge sulla trasparenza e anticorruzione e del piano aziendale anticorruzione che sancisce scelte tracciate.

L’avvocato Iacovino sottolinea l’importanza della decisione che impone alla Rai, in osservanza di legge e di contratto, i bandi o interpelli e procedure pubbliche con criteri oggettivi di valutazione per assunzioni, promozioni e incarichi.

Se questi criteri fossero rispettati, aggiunge l’avvocato, ci sarebbe più rispetto della meritocrazia e della professionalità dei giornalisti e la politica verrebbe messa definitivamente fuori dalla porta. Adesso si attende l’esecuzione della sentenza da parte della Rai per avere i documenti inerenti a promozioni ed incarichi, allo stato sorretti solo da scelte discrezionali.

L’avvocato ha già preannunciato ricorso al giudice del lavoro per far annullare tutte le promozioni e gli incarichi conferiti dalla Rai in violazione di legge e di contratto e una denuncia alla procura della repubblica per accerterete anche eventuali omissioni, abusi e false dichiarazioni in atti giudiziari.

Avv. VINCENZO IACOVINO

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