di Giovanni Minicozzi
Era il mese di novembre del 2020 quando il presidente della Regione Donato Toma scrisse al commissario Domenico Arcuri per chiedere l’implementazione dei posti letto per la rianimazione considerata la gravissima emergenza in atto tra metà autunno e fine anno con la conseguente drammatica mancanza di posti in terapia intensiva.
In quel periodo molti pazienti furono mandati fuori regione e qualcuno non è più tornato.
Domenica Arcuri, ideatore delle primule (poi cancellate dal governo Draghi) e delle tendopoli – rifiutate da tutte le altre regioni- fu ben lieto di accontentare il presidente.
Lo stesso Arcuri infatti a inizio anno bloccò il commissario Angelo Giustini sulla riapertura del Vietri e promise che entro la fine del mese di gennaio sarebbero stati attivati nelle tre tendopoli di Campobasso, Isernia e Termoli 26 posti letto in più per risolvere il problema della rianimazione.In effetti le tendopoli sono arrivate anche se con circa tre mesi di ritardo e sono state inaugurate in pompa magna dai vertici della Regione e dell’Asrem i quali non hanno mancato di rassicurare i molisani sulla efficienza del sistema (Sicilia! !).
Dunque tutto a posto?
Il problema è stato risolto?
Assolutamente no perché i posti di terapia intensiva – nonostante le promesse di Arcuri, Toma e Florenzano – sono magicamente spariti mentre le strutture mobili realizzate a suon di milioni sono rimaste vuote o inutilizzate per la pandemia.
In particolare a Termoli il “baraccone” funge da punto vaccinale e a Isernia manca il personale.
Di più, i medici del Veneziale invitati dall’Asrdm a partecipare a un corso di aggiornamento professionale per poter utilizzare la tendopoli non hanno aderito sia per la difficoltà di gestire il nuovo reparto con lo stesso personale sia perché , a loro dire, i ventilatori installati nei container sarebbero inadeguati.Al Cardarelli, invece, i posti letto realizzati nella tendopoli con 10 camere singole – che secondo le dichiarazioni rilasciate da Florenzano sarebbero state estremamente confortevoli per i pazienti – non sono state utilizzate ne’ per la rianimazione ne’ destinate ad area grigia per i sospetti contagiati.
L’Asrem ha deciso di ricoverare in quei posti letto i pazienti no Covid cosiddetti “fragili”, ovvero
persone anziane con patologie croniche e bisognose di una lunga ospedalizzazione.
Questa scelta potrebbe apparire come una buona soluzione e invece non lo è affatto poiché le tanto decantate camerette singole somigliano a dei ripostiglii senza luce naturale, senza aria naturale e con spazi angusti dove entra appena il lettino e un comodino.
A denunciarlo sono i familiari dei ricoverati tanto che qualcuno di loro è riuscito a fare spostare il malato in un reparto “normale”.È opportuno ricordare, infine, che nonostante la drastica riduzione dei pazienti Covid ricoverati in terapia intensiva il Cardardlli da oltre un anno è inibito alla rianimazione dei malati cronici ordinari o con patologie tempo-dipendenti.
Dunque stando alla realtà dei fatti i 26 posti letto realizzati nelle tre tendopoli rappresentano un vero e proprio inganno consumato sulla pelle dei molisani.
TANT’È!