Di Giovanni Minicozzi

Dopo l’avviso di garanzia recapitato all’ex commissario ad acta Angelo Giustini la Procura di Campobasso, e per essa il procuratore capo Nicola D’Angelo, ha messo nel mirino l’impianto per la distribuzione dell’ossigeno e la mancata realizzazione della famigerata Torre Covid all’ospedale Cardarelli di Campobasso.
Per quanto riguarda il “raffazzonato” impianto per l’ossigenazione dei pazienti Covid il Procuratore capo ha nominato due consulenti specializzati i quali nelle scorse ore hanno effettuato un primo sopralluogo nel nosocomio regionale per poter elaborare una relazione scritta esplicitamente chiesta dalla Procura.
Come è noto a inizio anno sono stati diffusi in rete filmati raccapriccianti (che alleghiamo all’articolo) dai quali emergeva, con tutta evidenza, l’inadeguatezza del sistema necessario per aiutare l’ossigenazione dei ricoverati.
È da sottolineare la circostanza che al Cardarelli prima della pandemia esistevano solo due posti letto per malattie infettive come previsto dal Piano Operativo Straordinario 2015/2018 per altro approvato con apposita legge dal Parlamento italiano.
La persistente mancanza di un Covid Hospital e l’acuirsi della pandemia hanno costretto gli operatori sanitari ad aumentare i posti letto da due a circa ottanta distribuiti su tre piani del Cardarelli.
Verosimilmente il vetusto impianto non è stato in grado di soddisfare l’anomalo assorbimento di ossigeno considerato anche che le cosiddette CPAP, indispensabili per ossigenare al meglio i contagiati, hanno bisogno di elevate quantità di ossigeno.
Dopo un anno dall’inizio della pandemia, precisamente il 18 febbraii 2021, finalmente l’Asrem con propria determina ha appaltato a una ditta specializzata il potenziamento dell’impianto in questione per un importo di circa 45 mila euro. Nella stessa determina l’Azienda sanitaria regionale riconosce che l’impianto in uso era obsoleto e non garantiva il servizio soprattutto per i pazienti ricoverati al V piano del Cardarelli.
Nei giorni scorsi il lavori sono stati ultimati ma i familiari del Comitato vittime Covid patrocinati dall’avvocato Vincenzo Iacovino hanno presentato alla Procura diversi esposti per fare luce sulla scabrosa vicenda. Alcuni parenti delle vittime sostengono che i loro cari sarebbero deceduti proprio per carenza di ossigeno e mettono in evidenza filmati e messaggi che, a loro dire, dimostrerebbero l’accaduto
La procura di Campobasso ha acceso i riflettori anche sul mancato inizio dei lavori per realizzare la torre Covid nell’ex Ospice del Cardarelli.
Il rappresenta del consorzio di imprese che si è aggiudicato l’appalto Angelo Contessa è stato ascoltato per circa due ore dal procuratore capo Nicola D’Angelo.
Nei giorni scorsi lo stesso Contessa aveva denunciato pubblicamente l’impossibilità ad iniziare i lavori poiché il progetto presenta “una serie infinita di criticità e deve essere rivisto ma servono anche dai sei agli otto mesi dall’inizio dei lavori per completare l’opera”. Parole di Angelo Contessa rilasciate a Futuro Molise.
Come è noto l’appalto per la torre Covid venne gestito direttamente da Domenico Arcuri, Amministratore di Invitalia ed ex commissario per l’emergenza, ma il progetto è stato elaborato dai tecnici dell’Asrem e da una società specializzata, la Mastelloni di Castelvetere per un costo pari a 540 mila euro.
Tale progetto è stato approvato dal direttore generale dell’Asrem Oreste Florenzano e validato da una società milanese.
Ora tocca alla Procura della Repubblica di Campobasso fare luce su tutti i dubbi che assillano non solo i familiari delle vittime Covid ma anche la stragrande maggioranza dei molisani.

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