La loro storia è nata con l’emergenza Covid. In Molise gli operatori socio sanitari sono stati usati quando nessuno voleva  andare a lavorare negli ospedali Covid. Hanno fatto turni massacranti, si sono positivizzati e sono rimasti a casa in isolamento senza stipendio. Oggi sono gettati via. In Molise la situazione di quelli che comunemente chiamiamo OSS è diversa dalle altre regioni. La mediocrità politica di chi ha gestito l’emergenza ha portato all’assunzione di circa 100 OSS facendo loro spendere soldi per aprire una partita Iva. Nelle altre regioni, invece, le assunzioni sono avvenute con contratto di lavoro subordinato. Dove a tre mesi, rinnovati. Dove a tre anni. In un momento in cui l’emergenza ancora non è terminata, ufficialmente siamo in emergenza fino al 31 luglio (rinnovabile fino al 31 dicembre si discute a livello nazionale), in Molise la dirigenza Asrem ha salutato le partite Iva che hanno lavorato in questo anno e hanno indetto un bando per la selezione di nuovi OSS. Non riconoscendo, la legge lo consente, nessun titolo di esperienza a chi un anno fa non sapeva cosa fare per cibare un paziente con cpap ed oggi viene buttato fuori dal Cardarelli di Campobasso. Questo è lo stato d’animo dei circa 70 operatori che si ritrovano in mezzo ad una strada. Hanno incontrato più volte Florenzano che gli ha sempre risposto picche, supportato anche dal direttore amministrativo Antonio Lastoria che, secondo i bene informati, avrebbe dichiarato che non ci sono soldi per continuare a tenerli. Di diverso parere sono stati invece l’assessore Quintino Pallante (vice di Toma nell’emergenza) e lo stesso governatore: i soldi ci sono, avrebbero dichiarato, ma noi non possiamo fare nulla neppure come Consiglio perché la sanità è commissariata. Gli eletti dal popolo hanno affrontato più volte la questione: prima con le commissioni congiunte (seconda e quarta) capeggiate da Michele Iorio e  Gianluca Cefaratti che avevano indicato, supportati dal Consiglio regionale, la linea a Toma: chiedere all’Asrem di trasformare i contratti a partita Iva in contratti di lavoro subordinato per dare maggiori garanzie a questi ragazzi. Poi, sempre il Consiglio, ha approvato all’unanimità u’altra  mozione con cui si chiedeva a Toma di intervenire almeno per ottenere la proroga dei contratti. “Siete tutti come figli per me” avrebbe dichiarato il governatore in una delle ultime riunioni, ma io non posso fare nulla. Ho le mani legate. E Florenzano, nominato da Toma, avrebbe detto a chiari lettere: “La mozione del Consiglio regionale per me è carta straccia, voglio una legge”. Toma ha dichiarato di aver chiesto un incontro ufficiale a Florenzano e al commissario Degrassi. La convocazione è arrivata: appuntamento per mercoledì 23 giugno alle ore 11. Saranno presenti Florenzano, Lastoria, Degrassi. Il grande assente pare sia proprio colui che dice “per me siete tutti figli miei”. La speranza è l’ultima a morire, anche se dopo il niet di Florenzano, i 70 operatori puntano sulle conoscenze giuridiche della Degrassi che possa salvarli e non lasciarli in mezzo alla strada. Ma gli animi sono afflitti. Intanto pare che i consiglieri regionali stiano valutando la strada di una legge che possa salvaguardare il lavoro svolto da chi in questo anno ha messo a repentaglio la propria vita e quella dei loro cari pur di lavorare. Perché è vero, la sanità in Molise è commissariata ma questo non comporta che un’assemblea legislativa non possa fare leggi in materia di sanità. In fondo se qualcuno dovrebbe tornarsene a casa, certamente questi sono i gestori dell’emergenza i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti.

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