Il messaggio dl presidente Donato Toma alle molisane e ai molisani in occasione del Natale

«È stato un anno unico nel suo genere. Il mio è un auspicio più che una constatazione. Tutti quanti vogliamo metterci alle spalle questo 2020 che finirà, purtroppo, sui libri di storia.

Ci avviamo a questo Natale con il pensiero segnato dalle morti che abbiamo visto e che, in alcuni casi, abbiamo vissuto sulla nostra pelle: per tutti i molisani sarà un Natale all’insegna della sobrietà, soprattutto da un punto di vista sociale e relazionale. Per alcuni di essi sarà, invece, un Natale di dolore, con una sedia vuota intorno al tavolo dove si raduna ogni anno la famiglia nei giorni di festa.

A loro va, principalmente, il mio pensiero. In Molise abbiamo avuto una prima ondata che è stata neutralizzata in maniera efficace, con tanto di primato di regione “Covid free”. Abbiamo anche avuto riconoscimenti internazionali per la sicurezza del turismo nelle nostra località di vacanza.

La seconda ondata, però, è stata più violenta e ha portato lutti e dolore anche nella nostra terra. Ho la consapevolezza di avere responsabilità limitate, data la situazione della sanità molisana, gestita da un commissario di Governo, ma da presidente di Regione non ho mai smesso di cercare di fare il possibile e l’impossibile per tutelare tutti i molisani, nessuno escluso.

È per questo che da responsabile della Protezione civile regionale sono, da giorni, al lavoro per i primi 9.000 e passa vaccini anti-Covid che arriveranno, a breve, nella nostra regione.

Il mio pensiero va anche ai tanti molisani che hanno perso il lavoro, a chi lo difende con le unghie e con i denti, dinanzi alle difficoltà del momento, alle incertezze che, purtroppo, Roma ci regala ogni settimana, e a una ripresa che tarda a partire, a causa della pandemia che non perde la sua virulenza.

Chi lavora merita il nostro sostegno, di cittadini, di molisani, di donne e uomini che amano la propria terra e che comprendono bene l’importanza dell’artigiano, del professionista, del commerciante e dell’imprenditore per il nostro tessuto economico e sociale. Senza di loro il Molise non ha futuro.

Sono state queste le categorie economicamente più colpite dalla crisi in atto, cui va la mia massima attenzione: abbiamo stanziato fondi extra e, insieme alle parti sociali, stiamo facendo ogni sforzo per dare loro la linfa che meritano e di cui hanno bisogno. Chi produce e chi studia ha avuto un danno enorme.

Speriamo di poter riaprire le scuole di ogni ordine e grado, in sicurezza, quanto prima e di poter far recuperare ai nostri giovani il tempo perduto. Si tratta di un dovere morale, di un interesse dell’intera comunità e di un impegno che mi prendo davanti a tutti i molisani.

Se l’emergenza sanitaria non è finita, ma con il vaccino abbiamo la speranza di poterla avviare verso una lenta conclusione, quella economico-sociale non è destinata a spegnersi nel breve termine. La partita della ripresa economica vedrà tutti noi, politica e parti sociali, impegnati duramente.

E le divisioni non sono ammissibili. L’unità è un obiettivo comune, da perseguire tutti insieme, perché abbiamo un’opportunità storica per disegnare un nuovo corso della nostra regione e del nostro Paese.

Il Recovery fund è una grande occasione da non perdere e siamo già in ritardo, a causa di un Governo nazionale che, in piena pandemia, litiga sulle poltrone e non riesce a mettere in campo una progettualità condivisa – anche con le opposizioni – per investire in maniera proficua i 209 miliardi che arriveranno dall’Europa.

“Nessun pasto è gratis”, diceva un famoso economista e non lo è nemmeno il Recovery fund. Legheremo a queste risorse gli anni a venire, cederemo ulteriore sovranità nazionale all’Unione europea, avremo un legame con le oscillazioni dei mercati finanziari molto più rischioso e indebiteremo le giovani generazioni: tutto questo avrà un senso solo se riusciremo ad avere una visione comune e a metterla in atto. Il Governo, purtroppo, è partito malissimo.

I 209 miliardi destinati all’Italia sono una cifra immensa, che ha raggiunto tale apice “grazie” alle regioni del Sud, che sono aree “sottoutilizzate”, ossia territori depressi che vanno aiutati e sostenuti. E la stessa Unione europea ha messo nero su bianco che, di quei 209 miliardi, la stragrande maggioranza deve andare al Sud Italia.

Invece, con una decisione sorprendente, il Governo nazionale ha invertito le aree di destinazione, con il risultato beffardo che il 70% dei fondi che doveva andare al Sud alla fine va al Nord. Uno scippo contro il quale ci siamo uniti – tutti i presidenti delle regioni del Sud Italia, a prescindere dal colore partitico e dal credo politico – perché dobbiamo difendere gli interessi delle nostre comunità, prima che una bandiera di partito.

Quei fondi spettano al Sud, alle imprese del Sud, ai lavoratori del Sud, alle infrastrutture del Sud. Faremo le barricate finché non avremo ottenuto il risultato da noi auspicato. È una battaglia di giustizia sociale, che spero possa vedere al fianco di noi governatori del Sud tutte le forze economiche e sociali dei nostri territori. Solo uniti possiamo vincere e portare a casa il risultato.

L’unità e la concordia sono due concetti su cui vorrei che ci soffermassimo. Troppo spesso, in questi mesi così difficili, ho visto una ricerca spasmodica di fantomatici responsabili, dal barista incolpevole al medico in prima linea. Non è questo il momento. Abbiamo il dovere di tendere la mano a tutti i molisani. È il momento dell’unità. Lo dico anche agli amici dell’opposizione: restiamo uniti.

I molisani non vogliono chiacchiere, ma azioni puntuali. Sono stati mesi difficili, dove abbiamo fatto il massimo e dove sono stati anche commessi degli errori. Non ha senso negarli. Ma nei momenti di crisi è più evidente la mancanza di servizi pubblici essenziali, emergono le scelte sbagliate degli ultimi decenni e si subisce sulla propria pelle la disorganizzazione stratificata negli anni. Puntare il dito contro il passato potrebbe essere un gioco facile. Soprattutto per me. Ma sarebbe sterile.

Dobbiamo, invece, guardare avanti con rinnovata speranza. Non è il momento di metterci l’uno contro l’altro: l’anziano, che ha paura, contro il giovane, che anela alla libertà. È il momento di prenderci per mano e di superare questi mesi orribili che hanno occupato le mie giornate di lavoro e preoccupato le mie pochissime ore di sonno. Tutti insieme supereremo anche questa fase così negativa della storia.

Noi molisani siamo forti, coriacei, duri. Sappiamo che nulla ci è mai stato regalato e che tutto dipende dalle nostre forze. Spero di poter tornare il prossimo Natale con due buone notizie: il virus è un lontano ricordo e la Regione Molise ha avuto gli stanziamenti europei che meritava.

Questi sono i regali che, modestamente, da amministratore, spero di poter donare a tutti i miei corregionali, che mi hanno dato l’onore e l’onere di decidere del nostro futuro, di prendere decisioni spesso dolorose, ma che ho sempre assunto nell’unico interesse che ho: i molisani. Sono loro la stella da seguire. E a tutti i molisani auguro un sereno Natale. Ne abbiamo tutti davvero bisogno. Auguri».

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