“Da governatore a governato”. Questa frase pronunciata dall’ex presidente Iorio in Consiglio regionale descrive la situazione in cui il governatore Toma si trova dopo la mozione di sfiducia. Superata con 8 voti a favore (Pd e 5stelle), un astenuto (Iorio) e 12 contrari (il resto del centro-destra) che salva Toma.

“Ma è l’ultima volta” avverte il consigliere Di Lucente che si scaglia sui troppi vantaggi concessi a Forza Italia negli equilibri di governo, sul ruolo di Quintino Pallante “che fa strategie bocciate proprio ieri sera dal suo stesso partito e quindi non si capisce, Pallante a che titolo parla?” si chiede il presidente della prima commissione chiaramente disturbato dalle richieste di promozione del collega di Fratelli d’Italia solo sulla carta. Si scaglia con la Lega che da Roma vuole decidere chi deve occupare il ruolo di assessore in Molise.

Insomma, se l’opposizione ha presentato la mozione di sfiducia più per stanare il centrodestra che guidati dalla convinzione che oggi sarebbero andati tutti a casa, è “Di Lucente che suona il de profundis annunciando non se cadrà l’amministrazione Toma, ma quando” tuona Andrea Greco che si complimenta con l’intervento del collega di Vastogirardi che ha lanciato un messaggio chiaro e tondo per i governatore. Discorso ripreso anche dal presidente del Consiglio Micone, che ha tuonato contro la coordinatrice di FI Molise, Annaelsa Tartaglione, avvertendo Toma che se le cose continuano così non ci sarà scampo.

Mena Calenda ha rimosso tutti i dubbi: è stata l’unica a leggere un discorso di piena fiducia a Toma. La collega Aida Romagnuolo si è rifugiata in un silenzio in attesa della nomina assessorile. Lega permettendo. Perché in questo che è un governo presidenzialista, l’errore di Toma  – secondo Iorio – “è stato quello di applicare il metodo D’Hondt. Un  chiaro riferimento ai suggeritori di Toma, primo fra tutti il super pagato Maurizio Tiberio.

Iorio tocca la causa che ha mandato nel baratro il governo regionale: “l’allontanamento di quattro colleghi, le surroghe, con tecniche legislative non del tutto legittime. Da quel  momento Toma è stato costretto a dare risposte ad una serie di condizioni passando da governatore a governato” ricordando che la sua astensione non è sinonimo di fiducia al governo regionale non condividendone la programmazione, la politica dei dispetti, la continuità con il centrosinistra.

Fa un mea culpa anche il presidente Toma. “Dobbiamo fare tutti un bagno di umiltà, io prima di tutti”. Ritiene che lui non si lascia guidare dalla spartizione degli incarichi perche la ritiene una “politica di basso profilo” dimenticando di essere stato componente dei vari collegi dei revisori dei conti grazie alle spartizioni negli equilibri politici. Sicuro di restare  a galla e giocando sulla mancanza di volontà dei suoi consiglieri di tornare a casa nonostante la disgregazione della maggioranza, ringrazia le opposizioni per aver concesso questa discussione. “Anzi, fatele più spesso” scherza il governatore.

Quasi a non voler accettare il fatto che lui, come Frattura, sarà solo una meteora nel panorama politico regionale. Ha vinto la battaglia, Toma. Ma ne esce con le ossa rotte.

Redpol

Articolo precedenteTragedia sul lungomare nord di Termoli, 54enne campobassano muore annegato
Articolo successivo“Eppure senza di te”, è uscito il nuovo singolo della cantante venafrana Barbara Federici