Un consiglio dei ministri durato 5 ore. Previsti 4,2 miliardi di tagli nel piano di spending review deciso dal governo, che potrebbe scongiurare per quest’anno l’innalzamento di due punti dell’Iva previsto per ottobre.

Nuovi tecnici in campo per le misure sui ministeri: il ‘risanatore’ della Parmalat, l’ex premier Giuliano Amato e l’economista Giavazzi per gli aiuti alle imprese. Bersani: “Non si tocchi stato sociale e scuola.

Monti ha sottolineato che se “oggi c’è l’imu bisogna accettare l’amara verità che si è abolita l’Ici senza calcolare le conseguenze, non poteva e non doveva essere abolita”. Amato e Giavazzi lavoreranno “a titolo gratuito. Bondi rifiuta qualsiasi remunerazione, ma speriamo almeno di imporgli il rimborso spese”. Lo afferma il Presidente del Consiglio Monti.

Enrico Bondi sara’ nominato commissario straordinario “per la razionalizzazione della spesa per acquisti di beni e servizi con il compito di definire il livello di spesa per voci di costo”. E’ quanto si legge nel comunicato di Palazzo Chigi diramato al termine del consiglio dei ministri che ha varato il piano di spending review. La funzione del commissario affidata a Bondi e’ prevista da un decreto legge.

Il piano prevede un taglio di 4,2 miliardi, grazie al quale potrebbe essere scongiurato per quest’anno l’innalzamento di due punti dell’Iva previsto per ottobre. Questo importo “potrebbe impedire” l’aumento dell’Iva di due punti in autunno, ha spiegato il presidente del Consiglio Mario Monti. La riduzione di spesa sara’ “selettiva, non lineare”. Da Monti sono arrivate, in premessa alla conferenza stampa sul piano appena approvato, “parole di sdegno” contro chi invoca disobbedienza civile sul pagamento dell’Imu e chi propone una compensazione tra crediti e debiti nei confronti dello Stato: “L’Ici non andava abolita”, ha spiegato il presidente Monti: “L’Imu serve a recuperare il tempo perduto per tre anni”. A parita’ di gettito, Monti si e’ detto disponibile a “valutare seriamente” una patrimoniale al posto dell’Imu.

Dalle forze politiche, sostegno al governo e’ arrivato dalla maggioranza, seppur con qualche distinguo: il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, invita il governo a non toccare stato sociale e istruzione: “Non ci sono i margini per tagli alla scuola. Ok la spending rewiew, si puo’ incidere sul settore della spesa della pubblica amministrazione, ad esempio, l’acquisto di beni e servizi. Ma non si puo’ tagliare su stato sociale o istruzione, sul lavoro e gli investimenti perche’ crolliamo”, sono state le parole di Bersani. Il presidente dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri, chiede di risparmiare il settore sicurezza: “Ho rappresentato al governo le preoccupazioni del Pdl sul rischio di tagli alle strutture della sicurezza. Credo di poter dire che non ci saranno interventi che tocchino strutture come commissariati o stazioni e compagnie dell’Arma dei carabinieri”. E avverte: “Non saremo disposti a tollerare alcun intervento in questo campo”.

Da Fli, invece, l’invito e’ a non limitarsi a semplici “carezze” ma a dare corso a “un taglio di almeno 40 miliardi”, come spiegato dal vice presidente del partito Italo Bocchino. “E’ chiaro che bisogna usare i bisturi e non l’accetta”, dice Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera. “Margini per ridurre ce ne sono, in particolare sulla spesa sanitaria delle Regioni, sono oltre 110 miliardi e c’e’ una quota abbastanza significativa di sprechi”, spiega il leader dell’Api, Francesco Rutelli. All’interno del governo, assicura il ministro Andrea Riccardi, si lavora con “serenita’” nonostante le pressioni dei partiti: “Affrontiamo sempre con grande serenita’ il Consiglio dei Ministri, in maniera molto positiva, c’e’ uno sforzo collegiale, una sinergia nell’affrontare le difficolta’”, ha spiegato il titolare della Coesione Sociale e Integrazione.

RAI
“Chi vuole ridurre le tasse sa che vanno rivisti enti e societa’, compresa la Rai, dove la logica della trasparenza, del merito, dell’indipendenza dalla politica non e’ garantita”. Lo afferma il Presidente del Consiglio Mario Monti.

LA DIRETTIVA
Una direttiva del presidente del Consiglio, su proposta del ministro Giarda, “indichera’ ai Dicasteri le linee da seguire per contenere le spese di gestione”. E’ quanto si legge in una nota del consiglio dei ministri che ha esaminato il rapporto sulla spending review. “La direttiva – spiega la nota – disciplina specificamente il contributo che le amministrazioni centrali sono tenute a prestare per il raggiungimento dell’obiettivo della riduzione sopra indicato. Gli interventi richiesti vanno dall’eliminazione di sprechi ed eccessi di risorse impiegati, alla revisione dei programmi di spesa, al miglioramento delle attivita’ di acquisto di beni e servizi, alla ricognizione degli immobili pubblici in uso alle pubbliche amministrazioni al fine di possibili dismissioni”.

SPENDING REVIEW: RAPPORTO GIARDA, CINQUE ANOMALIE SISTEMA ITALIA
Il rapporto sulla spending review “elementi per una revisione della spesa pubblica”, illustrato dal ministro per i Rapporti con il Parlamento e il Programma di governo, Piero Giarda, pone l’accento su cinque anomalie di sistema. E’ quanto si legge nella nota di Palazzo Chigi. La prima, spiega la nota, “riguarda la struttura della spesa pubblica italiana. In Italia si spende meno della media dei Paesi Ocse per la fornitura di servizi pubblici e per il sostegno agli individui in difficolta’ economica mentre le spese per gli interessi sul debito pubblico e per le pensioni superano la media europea. Queste due voci valgono circa 310 miliardi di euro, una cifra che ostacola la flessibilita’ di gestione e adattamento della risposta pubblica alle domande provenienti dall’economia”. La seconda e’ rappresentata dal costo della produzione dei servizi pubblici. “L’aumento dei costi di produzione dei servizi pubblici (scuola, sanita’, difesa, giustizia, sicurezza) – sottolinea il governo – non e’ stato accompagnato da un adeguato livello di qualita’. Queste spese, secondo i dati Istat, sono cresciute in trenta anni, dal 1980 al 2010, molto piu’ rapidamente dei costi di produzione dei beni di consumo privati. Se i costi del settore pubblico fossero aumentati nella stessa misura del settore privato, la spesa per i consumi collettivi oggi sarebbe stata di 70 miliardi di euro piu’ bassa”.

La terza anomalia e’ “l’aumento delle spesa dovuto alle diffuse carenze nell’organizzazione del lavoro all’interno delle amministrazioni, nelle politiche retributive e nelle attivita’ di acquisto dei beni necessari per la produzione”. La quarta riguarda l’evoluzione della spesa e la sua governance. “Negli ultimi vent’anni, ad esempio, la spesa sanitaria – spiega la nota – e’ aumentata passando dal 32,3 per cento al 37 per cento del totale della spesa pubblica mentre la spesa per l’istruzione e’ scesa dal 23,1 per cento al 17,7 per cento. Cio’ e’ dovuto in parte all’andamento demografico, in parte a decisioni che riguardano la sfera politica e la struttura degli interessi costituiti”. Infine la quinta anomalia “e’ nel rapporto centro-periferia, per cui gli enti locali esercitano le stesse funzioni, a prescindere dalle dimensioni e caratteristiche territoriali. Questo porta a una lievitazione dei costi ne
gli enti con un numero inferiore di abitanti”.

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