di Peppe Marinelli

I meno giovani ricordano certamente quando gruppetti di lettori si ritrovavano intorno alle bacheche che esponevano un paio di pagine significative dei giornali nelle piazze o nelle sedi dei partiti. Quando i partiti, anche se con idee non, erano più seri di quanto non siano oggi. Le riflessioni collettive non erano soltanto punti di arrivo ma soprattutto erano la base per ulteriore maturazione di idee accompagnate da discussioni animate e anche da qualche sberla. Allora le discussioni in piazza  rimbalzavano fino alle sedi nazionali e ai dirigenti più alti.

Una parte della nostra generazione, i cosiddetti giovani, guarda affascinata a un’epoca lontana, in cui la discussione era più franca, non filtrata dai social network che hanno assunto ormai il ruolo di informatori “non ufficiali”. Pur nella diffusione incontrollata e non sempre accettabile dove ognuno si sente autorizzato a dire quello che vuole emergono blog e siti personali di tutto rispetto che diventano una fonte privilegiata di informazione e di raccolta di dati  sulle realtà locali; talvolta anche semplici ma significativi stati d’animo. Nel Molise, a fronte di immagini ufficiali di una regione falsamente paradisiaca, si distinguono alcuni blog che offrono occasioni per notizie altrimenti tenute segrete provocando riflessioni e prese di posizione. Cosa già straordinaria  in una regione abituata a subire. Se non ci fossero questi archivi di informazione dei quali i politici locali saggiamente dovrebbero far uso, i molisani crederebbero davvero che nella sanità molisana tutto va per il meglio, che lo tzunami di soldi che periodicamente arrivano è davvero utilizzato in maniera corretta mentre, in realtà, scompare  in rivoli incontrollabili che portano sempre agli stessi destinatari e ai loro servitori.  Crederebbero che una parte degli amministratori faccia davvero gli interessi di chi li ha votati.

La diffusione di notizie sul turismo sono trionfali ma nessuno riflette sulle reazioni degli ospiti:  ”bella regione, peccato che…”. Il Molise è ancora incapace di una politica turistica seria: ma quando gli amministratori molisani vanno fuori regione non vedono cosa fanno gli altri? Per cominciare basterebbe copiare le cose migliori ma forse anche questo è troppo impegnativo. Intanto il Molise sogna che arrivi un canadese con i soldi cinesi. Molto spazio viene riservato dai giornali locali ai successi che alcuni molisani hanno ottenuto fuori dal Molise tacendo che nel Molise non avrebbero potuto fare altrettanto.

Intorno ad alcuni blog si stanno raccogliendo le idee di quelli che ritengono che le cose debbano cambiare per non lasciare alle generazioni future una regione allo sfascio nella consapevolezza che la selezione della classe politica -e quel successivo controllo che le regole democratiche prevedono- debba diventare una cosa seria liberandosi dal miraggio di promesse destinate spesso a diventare ricatti.

Alcuni blog sono evidentemente gestiti con pseudonimi così come protetti sono i nomi di alcuni di quelli che vi partecipano. Chi si ritiene colpito grida al complotto accusando chi “non ha il coraggio di esporsi”.  La prudenza è normale in una regione dove prima ti prendono sotto braccio per darti “fraterni consigli” e poi ti isolano se non li accetti. Ancora di più se sei giovane.

Tempo fa (ma qualcuno ci pensa ancora) è stata ventilata l’idea di avviare una caccia agli ignoti sabotatori che diventano  ancor più pericolosi proprio perché non individuabili.

Ai tempi della dominazione austroungarica su Venezia gli occupanti prelevavano oro dalla Serenissima per emettere banconote. Un ignoto cittadino, a nome dei veneziani stanchi di essere così taglieggiati, ha scritto su un muro “questo ostia de oseo [l’aquila imperiale] xe hora che parta col magnase oro e col cagase carta”. La risposta governativa non si è fatta attendere con un proclama che assegnava un premio a chi avesse facilitato la scoperta dell’ignoto detrattore. Il giorno dopo tutti hanno potutou leggere la anonima e lecita richiesta: “se vorave [vorrebbe] saver con cosa se paga, se con quel che se magna o se con quel che se caga”.

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