di Christian Ciarlante

Il dramma di una regione sotto scacco del Covid e protetta, nel peggiore dei modi, dal duo Biscardi-Mosca. In Molise sembra di vivere perennemente in una puntata del Processo del Lunedì, dove tutti gracidano a sproposito e la confusione è l’unico attore protagonista della scena.

Siamo arrivati al si salvi chi può? La nave è alla deriva per le manovre azzardate, del capitano e del suo vice, che hanno smarrito la bussola. Spiace che non ci sia un De Falco a gridargli: ”Tornate subito a bordo, CAZZO!”. Ma a pensarci bene: a cosa servirebbe? Meglio sarebbe, togliere il disturbo.

Non ci resta che sperare in un mezzo miracolo che faccia calare il vento, portandoci in acque più tranquille. Martedì sera abbiamo assistito nel programma “Fuori dal coro”, durante la messa in onda del servizio sulla sanità molisana, ad una scena di una tristezza infinita e allo stesso tempo esilarante: il commissario Giustini che fugge via a gambe levate pur di non rispondere alle domande di una giornalista.

Un siparietto che non abbisogna di ulteriori chiose. Diciamoci la verità, è tutto così maledettamente surreale che non si sa più cosa scrivere. Non possiamo tirare a campare, in attesa del vaccino, mentre è in corso una strage silenziosa, in quel che dovrebbe essere il luogo deputato a salvare vite, l’ospedale Cardarelli di Campobasso (unico centro hub regionale).

Come hanno fanno notare i più attenti, abbiamo avuto in una settimana gli stessi decessi registrati in 7 mesi. Oggi contiamo ben 85 vittime. Finalmente anche i Sindaci hanno alzano il capo e, soprattutto la voce, per far capire a Toma che la situazione è tutt’altro che sotto controllo.

Mentre qualcuno in tv si autoincensa e si contraddice, i molisani sono costretti ad assistere ad uno spettacolo indecente. In 8 mesi non siamo stati capaci di creare una rete di protezione per difenderci dalla seconda ondata del virus. E oggi siamo impreparati come nel mese di marzo, se non peggio.

Piccolo pro memoria: nonostante l’emergenza economico-sanitaria in cui eravamo (e siamo) immersi fino al collo, i nostri stimati politici si sono concessi anche il lusso di andare in ferie dal 10 agosto al 4 settembre. Tutti d’accordo, nessuno escluso. Ci siamo anche beati di essere regione Covid-free, aprendo le porte a tanti turisti nel mese di agosto. Lasciamo ai più svegli le considerazioni.

Medici e personale sanitario sono allo stremo, costretti a lottare contro i mulini a vento. In pochi devo ricoprire più parti in commedia per tentare di non lasciare nessuno indietro: opera ardua. Nessuno riesce a capire se veramente la curva si sta appiattendo o se la tavolozza dei colori rappresenta realmente un’idea valida.

Nel frattempo, i professoroni, ci somministrano dosi di ottimismo alternate a piccole quantità di pessimismo in attesa di giorni migliori. Biscardi (l’originale) avrebbe detto: “Abbiamo una zappa di Damocle sulla testa”.

L’ultima ordinanza di Toma, per contrastare la diffusione del Covid, ricorda uno degli sketch più esilarati di Nanni Loy o una perculata di Checco Zalone. Un’ordinanza che ci lascia a dir poco esterrefatti. Riportiamo pedissequamente quanto scritto nel provvedimento:

I soggetti sottoposti a quarantena ai sensi del comma 1, lettera b), dell’ordinanza del presidente della Giunta regionale del Molise n. 47 del 4 novembre 2020, in deroga a quanto previsto dalla medesima disposizione, sono autorizzati a spostarsi al di fuori del territorio regionale per comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità“.

Ma stiamo scherzando? Una persona in quarantena può andare a zonzo dove gli pare per motivi di necessità. In Molise, il governo, doveva nominare uno psichiatra ad acta alla politica, non un commissario alla sanità.

“Se fosse stato un terremoto! Una buona scossa e non se ne parla più … Si contano i morti, i vivi, e il gioco è fatto. Ma questa porcheria di peste! Anche coloro che non l’hanno la portano nel cuore” (Albert Camus, La peste).

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