Non si dissociano, non si scusano, ma soprattutto non s’incazzano. Le femministe che sabato hanno sfilato in corteo, a Roma, scandendo slogan truculenti contro Giorgia Meloni ed esponendo striscioni violentissimi, come  “Meloni, fascista ti mangio il cuore”, “Meloni fascista, sei la prima della lista”, oggi sulle pagine del Corriere della Sera si limitano a dire che quegli striscioni non erano i loro, ma il corteo era aperto, libero, e chiunque poteva esporre quello che voleva. Le attiviste di “Non Una di Meno”, con una bella faccia tosta, oggi fanno le “distratte…”. Le stesse che avevano denunciato le molestie di massa al corteo degli alpini di Rimini di due anni fa, salvo poi scoprire che si trattava di una bufala, come accertato dai magistrati.

Minacce alla Meloni? Per le femministe, non spettavano a loro i controlli…

“Era un corteo libero e aperto a tutti. E quello striscione non era di NonUnaDiMeno . E non ci rappresenta”, dice al Corriere un’esponente di “Non una di meno” a proposito di quel becero striscione con riferimenti alla morte del presidente del Consiglio. Una di loro, tale Liliana, invece di scusarsi, fa la vittima: “Si sta usando uno striscione, a fine corteo, tenuto da ragazze che non erano di NonUnaDiMeno . È una strumentalizzazione. Il senso della protesta non era quello”. Però. “A noi il governo di Giorgia Meloni non piace perché porta avanti una visione patriarcale. Non ci interessa se sei una premier donna, uomo o trans, devi difendere i diritti delle donne. E lei secondo noi non lo fa. Ma quelle frasi non rappresentano il nostro pensiero”. Caspiterina, almeno questo…

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